Il modello coloniale trasferito in Europa

La repressione della rivolta di Tambov
Russia, Anni Venti. Il piroscafo Gleb Bokij, che trasportava i deportati da Kem’ alle Solovki. Gleb Ivanovic Bokij, il personaggio cui fu intitolata la nave, fu capo della Ceka di Pietrogrado a partire dal settembre del 1918 Il 27 aprile 1921, a reprimere l’imponente insurrezione contadina di Tambov venne spedito il generale Michail N. Tuchacevskij, che fece ricorso all’esecuzione di ostaggi, ai gas tossici e ai campi di concentramento. Si trattava di metodi coloniali, molto simili a quelli messi in atto dagli inglesi contro i boeri, in Sud Africa, nel 1901.

Tuttavia, gli inglesi avevano usato i lager contro dei nemiciesterni, lontano dalla madrepatria; l’Armata Rossa, invece, introdusse i campi sul proprio territorio nazionale, contro dei contadini russi. Per la prima volta, un governo usava i lager come strumento di repressione interna, contro i propri cittadini.

Inoltre, in Inghilterra, la stampa era libera. Molti giornali, pertanto, criticarono severamente il governo e l’esercito, quando impararono che le condizioni igieniche all’interno dei campi erano pessime e che moltissimi bambini soffrivano la fame e morivano di malattia. In Russia invece, per la prima volta, il lager venne introdotto in uno stato in cui la stampa non poteva più criticare il governo e condizionarne l’operato.
La carestia del 1921-1922

La NEP fu un importante mutamento nella politica economica, ma non fu accompagnata da alcun cambiamento politico: anzi, il sistema comunista accentuò il proprio autoritarismo, vietando ogni forma di critica e discussione persino all’interno del partito al potere. La NEP inoltre non intervenne in tempo per evitare al paese una spaventosa carestia, che negli anni 1921-1922 fece 5 o 6 milioni di vittime.

Il governo approfittò della situazione per attaccare la Chiesa ortodossa, che fu privata delle sue notevoli ricchezze. Moltissimi sacerdoti e vescovi vennero arrestati e internati in campi di concentramento. La popolazione, in molti villaggi, si oppose energicamente alla campagna contro la Chiesa: furono almeno 1400, nelle diverse regioni, gli scontri in cui dei soldati della Ceka o dell’Armata Rossa dovettero fronteggiare dei fedeli che si opponevano al saccheggio dei luoghi di culto. Nel 1922, fu arrestato persino il patriarca Tikhon (che poi sarebbe morto, in prigionia, nel 1925).

La confisca del monastero delle isole Solovki è parte integrante della grande campagna contro la Chiesa ortodossa, un’offensiva che nell’anno seguente (col pretesto della carestia) sarebbe stata lanciata su scala nazionale. La trasformazione del monastero, nel 1923, in lager a destinazione speciale, rientra invece nelle conseguenze della stretta autoritaria lanciata da Lenin nel marzo 1921, insieme alla forzata apertura economica della NEP.

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