L'attacco contro la chiesa ortodossa

Lenin sfruttò la grande carestia che colpì il paese nel 1921-1922 per sferrare un attacco senza precedenti alla Chiesa ortodossa russa, che fu obbligata a cedere tutte le proprie ricchezze, comprese le icone più sante e più venerate, mentre migliaia di religiosi vennero incarcerati. Il testo seguente è tratto da una lettera inviata da Lenin a V.M. Molotov e al Politbjuro del partito il 19 marzo 1922.

Ora e solo ora, quando nelle zone affamate imperversa il cannibalismo e centinaia, se non migliaia, di cadaveri giacciono sulle strade, possiamo (e perciò dobbiamo) confiscare i beni della chiesa con l’energia più violenta e spietata, senza fermarci dinanzi ad alcuna resistenza...

Un abile scrittore di questioni politiche [Machiavelli] ha giustamente detto che se per la realizzazione di un fine politico è necessario optare per una serie di atrocità, allora queste si devono compiere nel modo più energico e nei tempi più brevi, perché le masse popolari non sopportano l’applicazione prolungata delle atrocità...

Pertanto giungo all’inevitabile conclusione che è il momento di ingaggiare la battaglia più decisiva e spietata contro il clero oscurantista e di schiacciare la sua resistenza con una crudeltà tale che non la si dimentichi per molti decenni.

D.Rayfield, Stalin e i suoi boia. Una analisi del regime e della psicologia stalinisti, Milano, Garzanti, 2005, p. 137. Traduzione di S.De Franco

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