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Le ragioni della disfatta
Nell’autunno del 1939, al momento dello scoppio della guerra, Arthur Koestler si trovava in Francia. Pur essendo di nazionalità ungherese, fu arrestato per il fatto che era un noto giornalista antifascista. Koestler passò alcuni mesi nel campo di concentramento del Vernet (nel sud della Francia) vicino ai Pirenei, insieme a numerosi reduci delle Brigate Internazionali, che avevano combattutto in Spagna, e ad altri militanti antifascisti di svariate nazioni (tra cui l’italiano Leo Valiani). Il suo resoconto autobiografico Schiuma della terra (scritto in Inghilterra, nel 1941) è un durissimo atto d’accusa nei confronti della classe dirigente francese. Borghesi, militari e proprietari terrieri – dice Koestler – si erano trincerati dietro la linea Maginot, per non combattere contro il fascismo: la rivoluzione, la democrazia e le rivendicazioni operaie, ben più di Hitler o Mussolini, erano i loro veri nemici.
Petain offre alla Germania la collaborazione francese
Nel discorso radiofonico dell’11 ottobre 1940, il maresciallo Petain offrì ai tedeschi vincitori piena e leale collaborazione. Dal modello tedesco, la nuova Francia avrebbe assunto il disprezzo per la democrazia, il governo autoritario e l’antisemitismo di Stato.
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Auschwitz, 2006. Le fondamenta del cosiddetto Bunker 2, la casa colonica adattata a camera a gas verso la fine di giugno del 1942.

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