Terremoto, un anno dopo

Maggio 2012: la terra trema, l’Emilia si sveglia (due volte) in un incubo

In sintesi

La prima scossa il 20, magnitudo 5.9, la seconda il 29 (5.8). In un mese saranno 186 quelle significative per un bilancio drammatico: 28 morti, 300 feriti, 17mila sfollati, 18mila studenti senza aule e un totale di 13 miliardi di euro di danni. Aziende in ginocchio, distrutto il patrimonio storico-artistico

18.05.2013

imgSono le 4.03 del 20 maggio 2012 quando una scossa di terremoto di magnitudo 5.9 con epicentro a Finale Emilia, in provincia di Modena, devasta le vite di oltre 750.000 cittadini emiliani residenti nel modenese, nel ferrarese, nel bolognese e nel reggiano, oltre che nelle zone di Rovigo, in Veneto, e di Mantova, in Lombardia. L'incubo si concluderà solo il 12 giugno, dopo una seconda terribile scossa il 29 maggio (magnitudo 5.8), 186 scosse significative, di cui 34 di scala pari almeno a 4, 28 morti, 300 feriti, 17.000 sfollati, 18mila studenti fuori dalle aule e 13 miliardi di euro di danni, di cui almeno 6 alle 35.000 imprese di un territorio capace di produrre, da solo, il 2% del Pil nazionale.

Il 20 maggio la prima delle due scosse principali, devastanti: quel giorno perdono la vita 7 persone, 50 vengono ferite e oltre 5.000 si ritrovano senza più una abitazione. A pagare un prezzo molto alto anche i luoghi identitari del territorio: la storica Rocca estense di San Felice sul Panaro (Mo), rasa al suolo; la Torre del Castello a Galeazza (Bo), decapitata, e la storica chiesa di San Paolo a Mirabello (Fe), crollata, sono solo alcuni esempi.

La risposta degli abitanti e delle istituzioni locali è immediata, mentre in tutta Italia inizia una incredibile gara di solidarietà. Da subito, la macchina di soccorso regionale si mostra efficiente, mettendo a disposizione già il giorno successivo 7.000 posti coperti a fronte di 5.292 sfollati: 3.515 nei 10 campi di accoglienza e nelle altre strutture del modenese, 1.635 nel ferrarese, 116 nel bolognese, 26 nelle strutture di Reggio Emilia. Il 22 maggio viene attivato, attraverso l’impegno congiunto di Giunta e Assemblea legislativa regionali, un fondo per le popolazioni colpite, e il 24 maggio l'Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa regionale decide di destinare 2 milioni di euro all’emergenza terremoto. Si tratta di fondi derivati dalla riduzione dei costi di funzionamento, dai tagli alle indennità dei consiglieri, dalla riorganizzazione e razionalizzazione della spesa.

Ma non c’è pace per l’Emilia, colpita da un nuovo terremoto di magnitudo 5.8 la mattina del 29 maggio, con epicentro tra Medolla e Cavezzo (Modena). Le conseguenze, se possibile, sono ancora peggiori: 20 vittime, 350 feriti, oltre 10.000 nuovi sfollati. A Cavezzo risulta crollato il 75% degli edifici, a Crevalcore, in provincia di Bologna, viene evacuato tutto il centro storico, ma a colpire di più l’immaginario collettivo è ancora una volta la distruzione di edifici simbolo: a Reggiolo (Reggio Emilia) crolla la Rocca medievale, a Cento (Ferrara) il Teatro Comunale, a Crevalcore lo storico Castello di Ronchi.

La reazione, a partire dai primi interventi della Protezione civile e dei vigili del fuoco, è di nuovo immediata e forte, e col passare dei giorni tutta l’Italia dimostra la propria vicinanza all’Emilia in ginocchio. Dopo solo una settimana, gli sms di solidarietà permettono di raccogliere oltre 10 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere ai 47 messi a disposizione dalla Regione.

Il 4 giugno viene dichiarato lutto nazionale, con bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici italiani, il 7 giugno il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontra in Regione, a Bologna, gli amministratori delle zone colpite dal sisma (video), il 26 giugno c’è la visita del Pontefice Benedetto XVI (il testo dell’intervento).