Verso il superamento dei campi nomadi

20.12.2012

Verso il superamento dei campi nomadi

Il Difensore civico e lo Svep, il Centro di servizio per il volontariato di Piacenza, continuano a lavorare insieme sul contrasto alle discriminazioni, questa volta per approfondire la possibilità di superare i campi nomadi attraverso altre forme di accoglienza. L’inadeguatezza dei campi come soluzione abitativa è da tempo affermata ad ogni livello. Il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea, l’OCSE e il Consiglio dei diritti umani dell’Onu hanno più volte richiamato il nostro Paese per il trattamento riservato alle popolazioni Sinti e Rom.

L’abitazione è anche uno degli assi d’intervento individuati dalla Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti (RSC), elaborata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011, che definisce i campi rom una “condizione fisica di isolamento che riduce le possibilità di inclusione sociale ed economica delle comunità”, ormai stanziali. Campi che “divengono facilmente luoghi di degrado, violenza e soprusi” ma che, in questi anni, si sta cercando di superare attraverso “processi positivi di integrazione abitativa delle popolazioni Rsc”. In tal senso si sono mossi diversi Comuni della regione con progetti specifici o piccole sperimentazioni (Reggio Emilia, Bologna, Modena, Ferrara, Piacenza).

Consapevole di quanto sia delicato e coraggioso intervenire per smantellare, progressivamente, questa che è nei fatti una condizione di discriminazione, il Difensore civico regionale in collaborazione con SVEP, il Centro Servizi per il Volontariato di Piacenza, promuove una ricerca regionale mirata ad una lettura comparata di queste sperimentazioni, allo scopo di verificarne l’impatto sulla vita delle famiglie coinvolte e sui loro rapporti nella comunità di appartenenza e al di fuori di essa. L’indagine, che si svilupperà attraverso una sistematizzazione di dati, documentazione e interviste agli operatori coinvolti, ha una prima funzione conoscitiva delle esperienze avviate, a cui si affianca  anche l’obiettivo di verifica degli interventi attuati per evidenziare elementi di forza o criticità da utili per programmare ulteriori interventi.