"Mai più sensazionalismo"
15.01.2014
“I principi e le linee guida di comportamento sono già sanciti. Si tratta di rispettarli, sempre e comunque, senza cedere al miraggio dell’audience o delle vendite”. Questo il richiamo per i mass media uscito dalla Conferenza dei Garanti dell’infanzia e dell’adolescenza, svoltasi ieri a Roma, nella quale si sono dibattuti i temi più attuali del mondo degli under 18. Presente Vincenzo Spadafora, Garante nazionale, e i 12 Garanti dell’infanzia delle Regioni e delle Province autonome, fra cui Luigi Fadiga, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza dell’Emilia-Romagna.
"Continuiamo a registrare da parte di molte testate web, trasmissioni televisive e giornali, una pericolosa disinvoltura, sconfinante nella scorrettezza, nel trattare la materia delicata dei minorenni. Ricordiamo quanto avvenuto al bambino di Cittadella, o alle ragazze dei Parioli a Roma, ma anche negli ultimi giorni con il recente caso di Rapallo si sono associate le immagini di fatti di cronaca precedenti con una leggerezza e superficialità che non ci si può permettere quando si ha a che fare con bambini e adolescenti”, si legge in una nota dei Garanti.
Per questo la Conferenza nazionale di garanzia dell’infanzia e dell’adolescenza “vuole richiamare coloro che operano nel mondo della comunicazione al pieno rispetto dei principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, ribadita da diversi codici deontologici che il mondo dell’informazione si è dato, come la Carta di Treviso e il Codice di autoregolamentazione tv e minori”. I Garanti dicono dunque “basta con l’esibizione di dettagli, con la violazione di qualsiasi forma di privacy, con la ricerca del sensazionalismo a tutti i costi. Basta con la pubblicazione di nomi e foto dei minorenni, basta con la corsa allo scoop, spesso inesistente”.
Spadafora e i Garanti regionali e delle Province autonome auspicano “un rinnovato e concreto impegno da parte degli organismi di categoria, dei direttori di testata e dei singoli giornalisti”. E chiedono che “i casi di ‘figli contesi’ diventino notizia solo se argomento di riflessione politica e di responsabilità etica collettiva per la più volte auspicata riforma della giustizia minorile”.