La Garante dei detenuti in cattedra
20.05.2014
Uno strumento “valido” perché “perché consente di raggiungere anche giovani ragazzi che non hanno, per propria formazione ed esperienza, un interesse particolare sull’argomento”. Si è concluso lunedì 19 maggio la seconda edizione del Seminario rivolto agli studenti del corso di Diritto penitenziario della Scuola di Giurisprudenza di Bologna: sei ore di lezione affidate alla docenza della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, Desi Bruno.
Molteplici le questioni affrontate, tutte centrate attorno ad un tema fondamentale: quello delle figure istituzionalmente deputate al controllo della legalità nei luoghi di detenzione e dei rimedi messi in campo per garantire la tutela dei diritti fondamentali di chi vive al loro interno. Il taglio prescelto è stato fondamentalmente pratico: Quali sono le “grandi emergenze”? Quali effetti sono stati già prodotti e ancora si attendono dai recenti provvedimenti varati per rispondere alle richieste della Corte EDU in tema di “condizioni disumane e degradanti” delle nostre carceri? Quali sono i problemi che quotidianamente affliggono le persone private della libertà personale?
Le curiosità emerse negli studenti sono state molteplici: dal problema dei bambini che convivono con le loro madri negli istituti penitenziari, alla questione del diritto allo studio e alla formazione professionale. La salute in carcere e l’avvenuto passaggio delle competenze in materia al SSN, la qualità del cibo, la sovrarappresentazione degli stranieri all’interno degli istituti e il grande problema del “rimpatrio assistito”. Il tema del lavoro, richiesta che proviene incessantemente da tutti i detenuti: non solo per riempire materialmente le ore di ozio e far passare le giornate, ma come strumento di emancipazione da una situazione di marginalità sociale che quasi sempre ha determinato (o ha contribuito a determinare) la scelta deviante. E ancora: le figure del Magistrato di Sorveglianza e quella del Garante dei detenuti, le rispettive prerogative e competenze, il problema della natura delle decisioni del Magistrato di sorveglianza e delle raccomandazioni del Garante. La pluralità dei centri di controllo come strumento per garantire maggiore effettività alla tutela dei diritti delle persone private della libertà personale.
Moltissime le sollecitazioni che la Garante ha ricevuto dagli studenti, importanti per il suo lavoro di promozione e diffusione di una diversa cultura del penitenziario, attenta alla dimensione concreta dei problemi e delle contraddizioni che quotidianamente l’affliggono.
Scarsa conoscenza e consapevolezza caratterizza, ad esempio, determinati luoghi di privazione della libertà personale poco “frequentati” dai mezzi di comunicazione di massa. Il riferimento è agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ma soprattutto alle Case di Lavoro, misure di sicurezza destinate agli autori di reato che – dopo aver scontato una pena – vengono ritenuti ancora socialmente pericolosi. In queste strutture (che altro non sono se non vere e proprie carceri perché, a dispetto del nome, al loro interno non c’è lavoro) le persone sono destinate a rimanere fino ad una prognosi favorevole di non recidività: valutazione che potrebbe anche non arrivare mai, se non vengono offerti strumenti efficaci di reinserimento sociale.
“Le organizzazioni studentesche e le associazioni di volontariato promuovono spesso interessanti iniziative e convegni sul tema del carcere e della pena. Un seminario istituzionale, organizzato all’interno di un insegnamento universitario, è uno strumento altrettanto valido, perché consente di raggiungere anche giovani ragazzi che non hanno, per propria formazione ed esperienza, un interesse particolare sull’argomento. Sono veramente contenta di potermi rivolgere anche a questo tipo di interlocutori e ogni volta spero di riuscire a stimolare interesse e passione per questioni che riguardano così da vicino tutti noi”, è il commento della Garante a conclusione delle lezioni.




