Bambini dietro le sbarre (malgrado loro): a quando la svolta?

13.08.2013

Bambini dietro le sbarre (malgrado loro): a quando la svolta?

Donne e bambini un binomio indissolubile che non vede eccezioni nemmeno in carcere dove nonostante la normativa negli ultimi anni abbia introdotto disposizioni per limitare la presenza di minori dietro le sbarre persistono casi di detenute madri non ammesse agli arresti domiciliari. Dopo l‘episodio della giovane reclusa alla Dozza di Bologna con il suo bambino di appena 2 mesi (e recentemente scarcerata), Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna interviene su quella che definisce la “condizione inaccettabile” che riguarda ancora 41 bambini presenti nelle carceri italiane al 31 dicembre 2012 (ultimo dato disponibile). “In Emilia-Romagna, fortunatamente, è molto raro il passaggio di detenute madri con figli. – segnala la Garante - Talvolta è accaduto a Bologna, mai si sono registrate più di 1 o 2 presenze, ma le vicende di queste giorni dimostrano che anche un singolo caso impone l'urgenza di porre fine, una volta per tutte, alla presenza di donne e bambini in carcere”.

 

“La legge lascia i figli piccoli insieme alle madri per non interrompere questo fondamentale legame genitoriale, - continua Desi Bruno - ma comunque si tratta di una condizione inaccettabile e incompatibile con le esigenze di sviluppo di un minore”. Anche se, in alcune carceri ci sono degli asili, come a Roma Rebibbia, nel tentativo di assicurare qualcosa che assomigli a quello che è fuori.

 

Da tempo si cerca una soluzione alternativa per consentire alle madri detenute di poter allevare i figli fuori dal carcere. La legge n. 40 del 2001 ha cercato di porre rimedio a questa situazione, imponendo di non applicare la custodia cautelare in carcere alle donne incinte o con prole di età inferiore a tre anni e allargando le maglie delle misure alternative. In realtà molto spesso restano in carcere con i figli soprattutto le donne straniere: spesso recidive, (come nel caso delle nomadi, che vengono ritenute socialmente pericolose) o perché non hanno possibilità di alloggio. In alcune carceri ci sono anche degli asili, come a Roma Rebibbia, nel tentativo di assicurare qualcosa che assomigli a quello che è fuori. Successivamente la legge n. 62 del 2011 ha portato ad anni 6 il limite di età dei minori previsto perché possano rimanere con le madri, e il giudice può disporre – ma si tratta di una facoltà – la custodia cautelare presso istituti acustodia attenuata, sempre che non ci sia un giudizio di pericolosità sociale. Oggi, in Italia, esiste solo un istituto di tal genere, a Milano, con personale non penitenziario all’interno: la legge citata prevede che solo a decorrere dal 1 gennaio 2014 si darà vita a istituti a custodia attenuata per ospitare madri e figli. Al momento, nella nostra regione, non esiste una struttura dedicata. E' prevista una convenzione con l'Associazione Telefono Azzurro che, tra le altre cose, si occupa anche dei bambini in visita nelle carceri.

 

Alla data del 1 gennaio 2014 il problema dovrebbe essere superato con la costruzione di appositi istituti. Ma a che punto e' la costruzione di queste case? Dove sono? “La preoccupazione – segnala Desi Bruno - e' che ancora una volta ciò che è previsto non venga realizzato e che nulla cambi all'interno del carcere e all'esterno del carcere, nemmeno per quei bambini dietro le sbarre che provocano sdegno, ma per i quali, dalla legge n. 40 /2001 ad oggi, ben poco è cambiato. E una volta costruiti gli istituti di custodia attenuata per le detenute madri e per i loro figli poi, non dovremmo rivedere il tema delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza che consentono di imporre la custodia in carcere e prevedere sempre il collocamento in questi istituti, ritenendo prevalente l'interesse a mantenere il rapporto madre-figlio in un ambiente idoneo?”

 

Ma il tema dei bambini in carcere tocca anche la realtà di tutti quei minori che vanno a colloquio con i genitori detenuti, in prevalenza uomini. Ambienti spesso spersonalizzanti, attese a volte di ore e un carico di dolore e di speranza che certo non trova conforto in quegli incontri difficili eppure così importanti, dove i bambini toccano con mano una separazione che si rinnova e che spesso è difficile spiegare. Non è raro, infatti, che i genitori che hanno in custodia bambini con genitori detenuti decidano di interromperne il rapporto.

 

Da considerare inoltre le situazioni di abbandono dei figli frequentemente associate alle donne detenute, fino al rischio della perdita della potestà genitoriale. Di qui la necessità, segnalata dalla Garante, “di rendere concrete le varie forme di custodia attenuata, previste dalla legislazione più recente”.

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