Rimini: il mare di Federico

foto1.jpgNel 1938, molti anni prima di diventare un grande regista di cinema, un giovanissimo Federico Fellini esordiva come autore di testi e disegni su “Il 420”, un settimanale umoristico di Firenze noto a livello nazionale. Era il suo primo lavoro fisso dopo alcune sporadiche collaborazioni con la “Domenica del Corriere” e durò due anni, durante i quali Federico (che si firmava “Fellas”) pubblicò una settantina di vignette e cinquanta testi tra raccontini e rubriche varie. In una di queste vignette, intitolata Capitani scrupolosi, Fellini disegna il naufragio di un transatlantico. Tra le onde spunta un braccio con il cartello “Io sono qui” e una freccia rivolta in basso; qua e là spuntano i volti dei naufraghi: c’è chi è dignitosamente impassibile, chi muore dalla paura, chi dorme tranquillo. Di qualcuno, ormai, spunta fuori solo il naso. Mentre lo scafo affonda e i passeggeri affogano, un marinaio chiede al capitano cosa aspetti a pronunciare il classico “si salvi chi può!”. “Sapete com’è!” – risponde il comandante – “In questi casi, a dir così c’è sempre qualcuno che s’impressiona!”.
 
foto2.jpgFellini, si sa, è nato a Rimini. E Rimini, si sa anche questo, è una città sul mare. Ma qualcuno si è mai chiesto se Federico sapesse nuotare? Uno c’è stato, e si chiama Renzo Renzi. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto sciogliere questo curioso enigma: acuto critico cinematografico, scrittore raffinato e a sua volta regista, Renzi ha conosciuto il mondo del cinema dall’interno e in tutti i suoi meandri. Nel testo che qui riproponiamo alla lettura, egli parte dalla presunta incapacità natatoria di Fellini e finisce col ragionare sul rapporto tra la Rimini antica e quella moderna, tra la città storica (con le sue testimonianze archeologiche) e quella balneare (con il suo gusto per l’effimero).
 
foto3.jpgPer accompagnare questa riflessione abbiamo scelto le immagini di Davide Minghini, il fotoreporter del “Resto del Carlino” a cui nel 2003 la Biblioteca civica “Gambalunga” di Rimini, depositaria del suo archivio fotografico, ha dedicato una mostra. Anche la città amata e ritratta da Minghini è una città di terra, che guarda il mare da una certa distanza e magari solo d’inverno, che non sa nuotare ma che, nonostante questo, cerca di far convivere la frenesia dei tempi moderni coi ritmi lenti della vita di provincia. Una città che, come succede a Fellini, sogna Roma e cerca il mondo, ma poi, nei sogni, ritrova sempre gli angoli, i suoni e le facce del borgo. Il fotografo e il regista si conobbero nel 1967, durante la preparazione del libro La mia Rimini; qualche anno dopo, Fellini coinvolse il “paparazzo” riminese nella ricerca di volti per il film Amarcord: tra le immagini della nostra galleria fotografica non potevano quindi mancare le foto che “Mingo” (come lo ribattezzò Fellini) ha scattato su quel set.


Bibliografia

 


F. Fellini, La mia Rimini, a cura di R. Renzi, Bologna, Cappelli, 1967.
Federico Fellini autore di testi. Dal ‘Marc’Aurelio’ a Luci del varietà (1939-1950), a cura di M. Filippini e V. Ferorelli, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 1999.
Davide Minghini fotografo in Rimini. Immagini dall’archivio, a cura di O. Maroni, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 2003.

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