Cesena - Renato Serra: un “lettore di provincia”

foto1.jpgVivere in una città di provincia e partecipare alla grande letteratura europea. In questo ambiente culturale e umano si svolge la breve vita di Renato Serra, scrittore e critico letterario nato a Cesena nel 1884. Laureato all’Università di Bologna con Giosuè Carducci, Serra diventa direttore della Biblioteca Malatestiana nella città romagnola.
Il giovane bibliotecario è un “lettore di provincia”, che dedica saggi e commenti a Verlaine, Rimbaud, Tolstoj, Nietzsche, Kipling: la sua passione per la letteratura convive con un’indole svogliata e inconcludente, di cui egli stesso è consapevole, come emerge per esempio dalle lettere agli amici. Questo però non gli impedisce di partecipare al vivace dibattito intellettuale del primo Novecento, condotto attraverso molte riviste culturali. In particolare collabora con “La Voce”, dove pubblica vari testi di critica, si confronta con le correnti letterarie, interagisce con gli intellettuali più attivi della scena italiana. Sviluppa un fitto rapporto epistolare con Benedetto Croce, in cui non mancano toni franchi e talvolta polemici.
 
foto2.jpgNel 1915, Serra scrive la sua opera più significativa, l’Esame di coscienza di un letterato. Lo scoppio della Prima guerra mondiale divide l’Italia tra gli interventisti, che spingono per entrare in guerra contro l’impero austriaco e completare l’unificazione nazionale con la conquista di Trento e Trieste, e i neutralisti. Serra interviene sul tema con il suo testo, scritto a Cesena dal 20 al 25 marzo 1915.
Nelle prime pagine dell’Esame, Serra esprime una posizione molto critica contro la guerra e i suoi miti, e biasima l’enfasi retorica degli intellettuali che abbandonano la letteratura per fare propaganda. Egli invece reclama il diritto a fare letteratura, a osservare il mondo con occhio critico e con un certo fatalismo: la guerra in realtà non serve a nulla, può cambiare i confini tra gli stati ma non lo spirito della nostra civiltà. Nessun ideale astratto di giustizia può risarcire le concrete sofferenze e le morti.
 
foto3.jpgSerra però non aveva ancora concluso il suo esame di coscienza: più forte di ogni considerazione razionale, emerge il vissuto, la passione. Ogni uomo deve vivere intensamente il momento cruciale a cui è chiamato: non si va in guerra per la patria o per la libertà, ma per compiere un’impresa che dia significato alla propria vita. La guerra è un sacrificio, un dovere da adempiere e un momento in cui riscoprire l’umanità più profonda: l’affratellamento nella fatica, nel pericolo e anche nella morte. In questa seconda parte dell’Esame la riflessione di Serra evoca i paesaggi e le atmosfere in cui vive quell’umanità che solo l’esperienza bellica può unificare. Lo scrittore non cita nel dettaglio i luoghi ma (come ha scritto il poeta Cino Pedrelli) le descrizioni rimandano a punti ben precisi di Cesena: la via Malatesta Novello, le mura intorno alla Porta Montanara, la vista della città dalla prima collina.
E al culmine di questo percorso, tra le vie cittadine a lui familiari e tra le inquietudini dell’anima, Renato Serra scrive: “Ho potuto distruggere nella mia mente tutte le ragioni, i motivi intellettuali e universali, tutto quello che si può discutere, dedurre, concludere; ma non ho distrutto quello che era nella mia carne mortale, che è più elementare e irriducibile, la forza che mi stringe il cuore. È la passione.” La passione ha la meglio e porta Serra ad arruolarsi e a partire per il fronte. Morirà sul monte Podgora il 20 luglio 1915, a 31 anni non ancora compiuti. 


Bibliografia

G. Guglielmi, Esame di coscienza di un letterato di Renato Serra, in Letteratura italiana. Le opere, IV, Il Novecento. 1. L’età della crisi, Torino, Einaudi, 1995, pp. 405-429.
C. Pedrelli, La Cesena di Renato Serra, a cura di E. Ceredi e R. Greggi, Cesena, Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, 2009.
E. Raimondi, Un europeo di provincia: Renato Serra, Bologna, il Mulino, 1993.
R. Serra, Esame di coscienza di un letterato, a cura di V. Gueglio, Palermo, Sellerio, 1994.

 

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