Parma: da Maria Luigia alle sorelle Fontana

A Parma, se si entra al Museo “Glauco Lombardi”, si può trovare una ricchissima documentazione sulla duchessa Maria Luigia d’Austria, che dal 1816 al dicembre del 1847 (l’anno in cui morì cinquantaseienne), fu sovrana del ducato di Parma Piacenza e Guastalla. Maria Luigia, però, la si deve rintracciare fuori dalle stanze del museo, e comunque non solo in quelle.
Figlia dell’imperatore d’Austria, seconda moglie di Napoleone I, è rimasta nell’immaginario collettivo l’incarnazione femminile di una gestione politica saggia ed equilibrata. Ma anche di una muliebre capacità di radicarsi in un orizzonte lontano da quello a cui apparteneva e di svolgere un ruolo attento alle esigenze e al territorio di cui prendeva le redini.
Un ducato importante, lontano dalla grande mondanità delle corti di Vienna e Parigi, che aveva goduto di un governo illuminato sia con i Farnese che con i Borbone. Soprattutto sotto Filippo I di Borbone, tra il 1748 e il 1765, la città di Parma aveva raggiunto il respiro di una capitale, con un’assai vivace vita culturale e un forte rinnovamento artistico. E ai Borbone il ducato tornò dopo la morte della duchessa e fino al 1859.
 
foto2.jpgLa duchessa, si diceva, la si “incontra” anche camminando per la città. L’occhio può riconoscere un personaggio storico dietro a un paesaggio, a un´identità urbana, ai luoghi emblematici nei quali si individua ancora anche solo un dettaglio che rimanda alla sua permanenza (e questo vale per ogni età della storia). La cifra lasciata da grandi personaggi, come nel caso di Maria Luigia, è profonda e si colloca, come spesso capita alle donne, in un contesto che ha la maggior parte dei suoi riferimenti in eminenti figure maschili: Parma è Verdi, è Correggio, è Parmigianino, e tante ancora sarebbero le associazioni possibili, anche al di là del versante artistico.
Ma il binomio Parma/Maria Luigia lascia l’impronta di una lunga stagione che trova le sue ragioni anche nell’intensa vita affettiva che ella visse qui, prima con Adam Neipperg (che divenne suo secondo marito dopo la morte di Napoleone nel 1821, e dal quale ebbe due figli) e poi con il terzo marito, il conte di Bombelles. Parma e l’impegno affidatole dalla corte asburgica la tennero lontana dal suo primo figlio, Napoleone II, il re di Roma, cresciuto a Vienna e scomparso nel 1832. Determinante per il buon governo del ducato, che a lei viene riconosciuto, furono la preparazione svolta con Filippo Francesco Magawly Cerati e poi il ruolo assolto dal suo secondo marito, uomo della diplomazia austriaca e figura non marginale nella gestione dello stato.
Il governo di Maria Luigia, la sua attenzione alla città di Parma, e al ducato nel suo insieme territoriale, si ritrovano in molte opere architettoniche e iniziative per migliorare la rete dei collegamenti. La sovrana si interessò, per esempio, alla prevenzione e alla lotta contro le malattie, con una serie di regolamenti emanati il 4 marzo del 1817 per contrastare un’epidemia di tifo. Ma non trascurò la condizione femminile e nel settembre del 1817 inaugurò l’Istituto di maternità e la Clinica ostetrica universitaria. Pensò anche ai malati di mente per i quali fece allestire, in un convento cittadino, una struttura confortevole, nota come l’Ospizio dei pazzerelli.
Lo spirito e l’eleganza della principessa d’Austria hanno contribuito ad alimentare lo stile della città di Parma, che ha mantenuto e ricreato nel tempo le peculiarità del suo tessuto artistico e culturale anche attraverso una mai sopita passione per le arti, condivisa e alimentata da personalità che operano negli ambiti più diversi. Un mecenatismo che affonda le sue radici nella tradizione dei Farnese, dei Borbone, degli Asburgo è quella che ha portato un imprenditore della pasta a creare la collezione Barilla, ospitata negli edifici dell’azienda. Una cultura imprenditoriale che ha dato vita ancora una volta a un’immagine importante della città, ma anche del made in Italy.
 
foto3.jpgPer guardare ancora a Parma parlando di donne, piace ricordare che da Traversetolo, a poca distanza dalla città, partirono per Roma le sorelle Fontana, con un bagaglio di idee e un modo nuovo di pensare l’eleganza femminile che traeva spunti dal patrimonio precedente. Forse le tre donne portavano negli occhi e nel loro retaggio parmigiano l’immagine della duchessa, già imperatrice dei francesi, ma anche la sontuosità di tessuti e il volto nuovo della “Schiava” di Parmigianino. E con la cultura figurativa, “intessuta” dalla sapienza delle loro mani, avrebbero vestito tante nuove “regine” e primedonne di tutto il mondo.
Il profumo delle violette, fiore prediletto di Maria Luigia, oggi non è solo una fragranza classica capace di alimentare un marchio assai famoso, ma la dimostrazione che il futuro cresce nella consapevolezza del passato.


Bibliografia


A. Spinosa, Maria Luisa d’Austria, la donna che tradì Napoleone, Milano, Mondadori, 2004.
F. Herre, Maria Luigia. Il destino di un’Asburgo da Parigi a Parma, Milano, Mondadori, 1998.
Maria Luigia donna e sovrana. Una Corte europea a Parma 1815-1847, catalogo della mostra al Palazzo Ducale di Colorno dal 10 maggio al 26 luglio 1992, Parma, Ugo Guanda Editore, 1992.
L. Goldoni, Maria Luigia donna in carriera, Milano, Rizzoli, 1991.
A. Solmi, Maria Luigia duchessa di Parma, Milano, Rusconi, 1985.
Emilia-Romagna Cultura d´Europa, Bologna, Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna - Agenzia Informazione e Servizio Stampa della Giunta regionale, 2007 (da cui sono tratte le immagini di questa scheda).

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