Editoriale n.2 - Salute e relazioni di cura

albero della vita

Salute e relazioni di cura per costruire buone relazioni

Quattro associazioni della regione raccontano le loro esperienze

Al tema della salute e delle relazioni di cura è dedicato il secondo numero della newsletter Percorsi di cittadinanza.

Si parla del "diritto alla buona cura" come "diritto alla buona relazione". Nei racconti e nelle esperienze delle quattro associazioni coinvolte, il benessere, lo stare bene da un punto di vista fisico, psicologico e sociale, diventa capacità di fare fronte ai problemi emergenti, di assumere un ruolo attivo e consapevole anche nella elaborazione del dolore e nelle strategie per affrontare la malattia, di coinvolgere gli altri.

Il "benessere" diventa "condivisione". Se questo accade, allora il diritto al benessere viene garantito solo nel momento in cui la comunità ci fornisce gli strumenti e gli elementi per elaborare con gli altri il dolore.

Questo è evidente nel progetto promosso dall’Associazione Giulia che, grazie a una figura di psico-oncologo pediatrico, favorisce l’elaborazione psicologica della malattia da parte di bimbi affetti da tumore.

Ma è vero anche per i laboratori sulla memoria cheA.D.A. rivolge agli anziani del quartiere Porto di Bologna per aiutarli a ricostruire, e a dare senso, a pezzi della propria storia di vita.

E per i genitori del progetto di Genitori a piccole dosi, che grazie alle nuove tecnologie imparano a districarsi e a orientarsi all’interno dei propri dilemmi e tra le mille difficoltà educative che l'essere genitori, magari lontani da casa, comporta.

Vale anche, e a maggior ragione, per il lavoro e le riflessioni sulla vita e sulla morte che l'Associazione Bruno Mazzani rivolge ai ragazzi delle scuole.

Cosa ci dicono queste esperienze? Se a lungo si è pensato che la "buona cura" avesse a che fare solo con gli aspetti tecnici, ad esempio con l’erogazione di prestazioni di tipo sanitario o farmacologico, oggi la tendenza è quella di tornare alla capacità collettiva di ‘costruire senso’ intorno al dolore, di nominarlo insieme, di narrare la malattia o la vecchiaia, ad esempio, e con ciò domare la solitudine e la mancanza di ‘spiegazioni sensate’ che spesso comportano.

La parola alle associazioni.


Vincenza Pellegrino

Sociologa dell'Università di Parma

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