La vendita delle donne e dei bambini armeni catturati

Nel 1915, il padre domenicano francese Jacques Rhetore si trovava a Mardin, una cittadina dell'Anatolia centrale. Rethore vide passare sotto le finestre della sua abitazione le colonne di armeni deportati verso il deserto siriano (dove essi venivano uccisi, oppure abbandonati a morire di stenti) e compose il suo memoriale di denuncia sulla base delle testimonianze dei superstiti, che egli ebbe modo di conoscere personalmente .

Abbiamo visto in molte occasioni come i curdi si fossero gettati sui convogli dei deportati per rapire donne e bambini. Il loro scopo non era soltanto quello di fornire o rinnovare i loro harem, ma di trafficare con questo bottino umano. Li si vide, in effetti, condurre i loro prigionieri per venderli nei principali centri del paese che divennero mercati di carne umana come avviene in alcune zone dell'Africa selvaggia. [...]

Com' è successo che il governo, avendo voluto i massacri, ha visto sfuggire tante donne e bambini? Nelle regole dello sterminio si raccomanda di non uccidere, a meno di motivi contrari, le persone giovani, ma di catturarle per la diffusione dell'islam. [...] I Giovani Turchi furono allo stesso tempo carnefici dei cristiani e diffusori dell' islam per mezzo di quelle persone risparmiate nei massacri allo scopo di incorporarle al popolo musulmano. Questi elementi, come si è detto, erano ben scelti: giovani, donne, fanciulle e bambini. I maschi non superavano l'età di 15 anni. Con queste persone l'incorporazione andava avanti da sola. Anzitutto le giovani donne e le fanciulle una volta prese, vista la loro condizione particolare, venivano acquisite all' islam: nel mercato erano un bottino che si vendeva bene. Tra loro c'erano anche bambini dai 3 agli 8 anni.

Nello spazio di uno o due mesi di soggiorno in una famiglia musulmana dove non venivano maltrattati, dimenticavano la loro famiglia di provenienza e non pensavano ad altro che accontentare la nuova famiglia. [...] I ragazzi dai 10 ai 15 anni si identificavano meno facilmente con l'islam, perché le idee e le abitudini dei cristiani sono a quell'età maggiormente impresse. [...] I giovani di 15 anni non ispiravano alcuna fiducia e venivano risparmiati soltanto quando chiedevano loro stessi di divenire musulmani.

Quanto ai bambini più piccoli, da 0 a 2 anni, considerando che creavano un certo imbarazzo per allevarli e che la loro stessa esistenza era precaria, soprattutto in un ambiente nuovo, venivano uccisi con il taglio della testa, o schiacciati contro un muro o contro una pietra, o eliminati in qualche altro modo considerato dai carnefici come un gioco.

(M. Impagliazzo, Una finestra sul massacro. Documenti inediti sulla strage degli armeni (1915-1916), Milano, Guerini e associati, 2000, pp. 227-229)

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