Il diario di Helga Weissova

Helga Weissova è nata a Praga il 10 novembre 1929. Fu deportata con i genitori a Terezín il 10 dicembre 1941. In seguito fu deportata ad Auschwitz, Freiberg e Mauthausen. Durante la sua permanenza a Theresienstadt tenne un diario (di cui riportiamo una pagina relativa all’epidemia di tifo del 1942) e realizzò numerosi disegni, capaci di documentare la realtà del ghetto. E infatti, Disegna ciò che vedi fu il rigido imperativo morale che suo padre l’esortò a seguire e che dà il titolo alla raccolta dei suoi disegni di Terezín, nascosti nel 1944 (al momento della partenza per Auschwitz) e poi recuperati dopo la guerra.

Questa non è più una casa, è un vero e proprio ospedale. Tutti ci evitano, metà dei bambini so a letto malati. I termometri non scendono al di sotto dei quaranta gradi. Il numero dei malati sale ogni giorno. Le stanze sono piene di pazienti e il dottore non sa cosa fare. Anch’io mi sento piuttosto male. Farei meglio a mettermi a letto, dopotutto devo andare di pari passo con gli altri. Ho avuto tutte le malattie che ci sono state qui. <<Ragazze, chi va alle baracche [in realtà, si trattava di una caserma, un imponente edificio in mattoni – n.d.r.] Hamburg? Dite alla mamma che non andrò, oggi. Ho quaranta di febbre>>.

Hanno messo Zorka nel reparto dei malati. E’ in condizioni molto gravi. Il dottore non dà molte speranze. Probabilmente è febbre tifoidea. Vogliono metterci in quarantena. Qui tutti sono sospettosi. Tira una brutta aria. Non c’è una sola stanza in cui ci siano più di tre che stanno bene…

Ieri ho avuto 40.3 di febbre. Mi usciva sangue dal naso. Mi sentivo malissimo. Non sono riusciti a fermare il sangue finché non è venuto il dottore. Pensavo che sarei morta, mi sentivo così male. Oggi mi sento meglio. Se solo la febbre non salisse…

Sono stata fortunata. La febbre mi è scesa proprio il giorno in cui tutti quelli la cui febbre era al di sopra di 38 sono dovuti andare nel reparto malati. E’ febbre tifoidea. Non so, forse l’ho avuta, forse no. In ogni caso la febbre non mi è salita e non mi hanno messo nel reparto dei malati…

La febbre tifoidea ha imperversato per tutto Terezín. Gli ospedali e le infermerie sono affollati. Hanno svuotato un’intera casa e ne hanno fatto un reparto per la febbre tifoidea. Dovunque si vede il cartello Achtung Tyfus. A ogni rubinetto e a ogni pompa, Non dimenticare di lavarti le mani – ma, comunque, l’acqua scorre sempre a stento.[…]

La deportazione dei vecchi. Diecimila malati, zoppi, moribondi, tutti al di sopra dei 65 anni. […] Perché vogliono mandare via questa gente indifesa? Se vogliono liberarsi di noi giovani, lo posso capire, forse hanno paura di noi, non vogliono che mettiamo al mondo altri bambini ebrei. Ma come possono essere pericolosi questi vecchi? Se sono dovuti venire qui a Terezín, non è forse sufficiente, non possono lasciarli morire qui in pace? Dopo tutto, questi vecchi non possono sperare in nient’altro.

(Ragazzi in guerra. Diari segreti di adolescenti europei nel secondo conflitto mondiale raccolti da Laurel Holliday, Milano, Il Saggiatore, 1996, pp. 54-55. Traduzione di P. Gherardelli)

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