L'eccidio di Lidice

L’11 giugno 1942, il giornale tedesco Der Neue Tag pubblicò un comunicato ufficiale sulla strage compiuta a Lidice il 9-10 giugno. Evidentemente si pensò che, in questo caso, la brutalità della rappresaglia doveva essere resa pubblica: un chiaro avvertimento per chiunque pensasse di organizzare una congiura nei confronti dei dirigenti nazisti.

Nel corso della ricerca degli assassini dell’Obergruppenführer delle SS Heydrich, si raccolsero le prove incontestabili che la popolazione di Lidice, presso Kladno, aveva dato aiuto e assistenza ai colpevoli; gli abitanti non collaborarono alla raccolta di queste prove, nonostante gli interrogatori.

La loro disposizione al delitto è accentuata da altre attività ostili al Reich; imprese sediziose, raccolte di armi e munizioni, detenzione di un trasmettitore radio illegale, e anche di merci razionate, in grande quantità; gli abitanti insomma sono al servizio del nemico, in collegamento diretto.

Poiché essi, con la loro attività e con l’aiuto prestato agli assassini di Heydrich, si sono posti fuori della legge, i maschi adulti sono stati fucilati, le donne inviate in campo di concentramento e i bambini accolti in appositi istituti di istruzione. Sono state rase al suolo le case ed è stato cancellato anche il nome del villaggio.

(Lord Russell, Il flagello della svastica, Milano, Feltrinelli, 1991, p. 95. Traduzione di L. Bianciardi)

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