La notizia della morte di Heydrich, nel diari di un ebreo tedesco

Professore di letteratura francese a Dresda, Victor Klemperer aveva sposato una donna ariana. Protetto da questo matrimonio, che i nazisti non sciolsero (l’idea di annullare d’imperio tutti i matrimoni misti, comunque, era emersa anche durante la conferenza di Wannsee) non venne deportato. Tra il 1933 e il 1945, Klemperer tenne un diario, che ci mostra innanzi tutto la profonda disillusione di un ebreo che aveva abbracciato la cultura tedesca, ma si trovava invece testimone di un’eccezionale barbarie. Riportiamo alcuni passi scritti nel giugno 1942, relativi all’attentato contro Heydrich e alle sue conseguenze. A Berlino, infatti, il 29 maggio Goebbels fece arrestare 500 ebrei; “per rappresaglia”, 152 di loro furono uccisi immediatamente.

8 giugno, lunedì mattina

Ieri pomeriggio dai Neumann. Lui riferisce come assolutamente autentica una voce che ha sentito da diverse parti (anche da fonti ufficiali) e che tutti danno per certa: pare che a Berlino, la scorsa settimana, si sia sviluppato un incendio di minima entità all’esposizione Sowjet-paradies. Hanno spiegato che si è trattato di un <<incendio appiccato dagli ebrei>>, hanno arrestato 500 uomini. 30 di loro sono stati rilasciati, 220 sono stati messi in KZ, 250 fucilati, e hanno evacuato tutte le famiglie dei 470 che sono stati eliminati. Ha poi dato un’altra notizia certa: a Praga, dopo l’attentato a Heydrich (morto pochi giorni fa) hanno avuto luogo delle perquisizioni presso i cechi. Dove hanno trovato delle armi, hanno ucciso tutta la famiglia, marito, moglie, bambini. […]

 

10 giugno, mercoledì mattina

Ieri sono stato un momento da Steinitz, verso sera. Dapprima c’era solo la moglie, con la quale non vive in armonia, che lui teme, ma che con me si comporta in modo decente. Lui è rientrato dal cimitero soltanto verso le sette. Ha paura delle perquisizioni e fa apposta a tornare tardi, anche Magnus si comporta così. Lui ha lavorato in Boemia per diversi anni, entrambi gli Steinitz avevano parlato con un ceco che era stato a Praga subito dopo l’attentato.

Pare che Heydrich passasse sempre per la stessa via tra il castello e la villa e che la sua auto fosse preceduta da una della polizia. Sembra che l’auto della polizia sia stata colpita con le pistole, quella del protettore da una bomba. Sul giornale hanno poi pubblicato i nomi delle persone fucilate con le proprie famiglie, quasi tutti intellettuali, molti professori della Technische Hochschule e medici. […]

 

24 giugno, mercoledì mattina

Abbiamo parlato del peggioramento della nostra situazione. Com’erano all’acqua di rose le persecuzioni a Dölzschen. E ora… Ecìva ha detto: <<Queste non sono più persecuzioni. Sono dei pogrom>>. Ha perfettamente ragione.

Dopo il tentato suicidio della signora Pick, ogni sera tra la cena e l’ora del tè ci fermiamo giù un pochino. Ribadisco di continuo, per la consolazione della signora Kredl – altre consolazioni non ne conosco più: <<Sono sopravvissuto un altro giorno, una possibilità in più di sopravvivere>>.

Sul giornale c’era la notizia ufficiale: diceva che in una chiesa di Praga sono stati fucilati gli assassini di Heydrich; pare si fossero lanciati coi paracadute da aerei inglesi nel dicembre del 1941 atterrando in un paesino nei pressi di Pilsen: i cechi di Benes, di cui vengono riferiti con esattezza i nomi e le date di nascita. – Così il comunicato ufficiale. Si racconta: il villaggio in cui abitava quella gente non esiste più: gli uomini fucilati, le famiglie nei KZ, le case distrutte. Tutto terreno coltivabile sul quale ora passa l’aratro.

(V. Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo. Diari 1933-1945, Milano, Mondadori, 2000, pp. 554. 557. 572-573. Traduzione di A. Ruchat e P. Quadrelli)

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