La conferenza di Wannsee

I partecipanti alla conferenza
Berlino, 2000. La sala in cui si tenne la Conferenza di Wannsee.Alla Conferenza di Wannsee presero parte in tutto 16 persone, compresi Heydrich (presidente della seduta), Eichmann (che, in seguito, avrebbe materialmente steso il verbale dell’incontro) ed una stenografa rimasta sconosciuta. Heydrich aveva dunque invitato tredici persone, che a vario titolo rappresentassero i principali organismi del Terzo Reich.

Le SS erano presenti con alcuni soggetti che (tutti alle dirette dipendenze di Heydrich) si erano già segnalati per la loro competenza e la loro efficienza: Heinrich Müller era il capo della Gestapo; Otto Hofmann rappresentava l’Ufficio Razza e immigrazione; Friedrich Schöngarth comandava la Polizia di Sicurezza e l’SD (il servizio di informazioni delle SS) nel Governatorato Generale di Polonia; Rudolf Lange svolgeva lo stesso incarico in Lettonia, ma prima aveva guidato l’Einsatzkommando 2, che aveva ucciso circa 35 000 ebrei in quel paese.

Gerhard Klopfer partecipava a nome della Cancelleria del Partito, mentre Friedrich Wilhelm Kritzinger era presente per la Cancelleria del Reich.

I ministeri più importanti erano rappresentati secondo la modalità seguente: Wihlelm Stuckart per l’Interno; Alfred Meyer e Georg Leibbrand per il ministero dell’Est; Martin Luther, per gli Esteri; Roland Freisler, per la Giustizia; Erich Neumann, per l’Ufficio del Piano dei quattro anni. Josef Bühler, infine, rappresentava l’amministrazione civile del Governatorato Generale di Polonia.

Il verbale della seduta

La Conferenza di Wannsee durò circa un’ora e trenta minuti. Al termine della seduta, dopo che tutti gli altri si erano allontanati, Heydrich si trattenne per bere un cognac coi suoi più stretti collaboratori, cioè con Müller ed Eichmann. A loro confidò di essere pienamente soddisfatto dei risultati della riunione: infatti, Heydrich si attendeva opposizioni, contrasti o resistenze, che all’atto pratico non ci furono per nulla. La conferenza procedette spedito e vera discussione ci fu solo su alcune questioni marginali.

Eichmann – che per grado e posizione sociale era molto inferiore al resto dei presenti, e quindi rimase zitto e in disparte per tutta la durata della conferenza -  fu incaricato di stendere il verbale dell’incontro, documento che comunque fu controllato tre o quattro volte da Heydrich, prima della versione definitiva. Il testo, pur essendo riservatissimo, fu redatto in trenta copie e spedito sia ai partecipanti sia ad altri soggetti di spicco del regime nazista.

Al processo di Norimberga, la Conferenza di Wannsee venne presa in considerazione solo marginalmente, in quanto non era ancora emersa dagli archivi nessuna copia del verbale. Un esemplare superstite fu rinvenuto nel 1947, tra il materiale sequestrato dagli americani presso il ministero degli Esteri; nel 1948-1949, tale documento fu presentato dall’accusa come prova, nell’ambito di un processo celebrato contro alcuni funzionari nazisti di medio livello.

Al grande pubblico, comunque, l’esistenza e l’importanza della Conferenza di Wannsee divennero note solo nel 1960-1961, allorché Adolf Eichmann fu processato a Gerusalemme. Hanna Arendt, nel suo celebre resoconto del processo (Eichmann in Jerusalem, pubblicato nel 1963-1964), le dedicò un intero capitolo: a suo giudizio, grazie alla conferenza, lo sterminio divenne un’attività di ordinaria amministrazione, una questione priva di contenuti etici, che zelanti burocrati affrontarono con metodo e con la consueta efficienza.

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