Le riflessioni di un ufficiale dell'esercito
E’ più facile fucilare gli Ebrei che non gli zingari. Si deve riconoscere che gli Ebrei vanno incontro alla morte con maggiore calma [sehr gefasst in den Tod gehen] – rimangono tranquilli, mentre gli Zingari urlano, sbraitano e non la smettono di agitarsi, anche quando sono già sul luogo dell’esecuzione. Certi saltano nella fossa prima che il plotone faccia fuoco e fingono di essere morti. […]
All’inizio i miei uomini non erano impressionati [nicht beeindruckt]. Ma il secondo giorno divenne chiaro che il tale o il tal altro non possedevano la resistenza richiesta per procedere a lungo nelle esecuzioni. La mia personale impressione è che, durante la fucilazione, non si prova nessun blocco psicologico [seelische Hemmungen]. Questi blocchi sopravvengono, in particolare, se dopo diversi giorni, la sera ci si riflette, quando si è soli [Diese stellen sich jedoch ein, wenn man nach Tagen abends in Ruhe darüber nachdenkt].
(R. Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Torino, Einaudi, 1999, p. 709. Traduzione di F. Sessi e G. Guastalla)