Le difficoltà psicologiche di un ufficiale di polizia

Walter Blume era un ufficiale di polizia di 35 anni, incaricato di comandare il Sonderkommando 7a dell’Einsatzgruppe B che, diretto da Arthur Nebe, operò in Bielorussia. Nel 1947 venne processato e rilasciò una lunga testimonianza.

Se mi chiedete quale fosse il mio stato d’animo allora, posso soltanto dire che ero completamente diviso. Da un lato c’era l’ordine inflessibile del mio superiore… e da soldato dovevo obbedire. Dall’altro consideravo l’esecuzione di quell’ordine crudele e disumana. Assistendo alla fucilazione me ne convinsi definitivamente. So ancora adesso che il mio intento era rendere meno difficile la situazione per i miei uomini, che erano sicuramente mossi dai miei stessi sentimenti.

Dopo l’uccisione di dieci persone, c’era sempre una pausa prima che venissero condotti gli altri. Durante la pausa lasciavo che i miei uomini si sedessero e riposassero e io stavo con loro. Ricordo ancora di avere rivolto loro queste parole: <<Fucilare persone inermi non è un compito da uomini e da soldati tedeschi, ma il Führer ha ordinato queste fucilazioni perché ritiene che altrimenti questi uomini punterebbero le armi contro di noi come partigiani oppure sparerebbero ai nostri camerati. Effettuando quelle esecuzioni, proteggiamo anche le nostre donne e i nostri bambini. E’ questo che dobbiamo ricordare nell’eseguire quest’ordine>>. Cercai inoltre di aiutarli a superare quella difficile situazione spirituale parlando d’altro. 

(R. Rhodes, Gli specialisti della morte. I gruppi scelti delle SS e le origini dello sterminio di massa, Milano, Mondadori, 2005, p. 59. Traduzione di C. Lazzari)

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