Gli esperimenti di Blobel a Kulmhof
Venne a trovarci lo Standartenführer Blobel, dell’ufficio di Eichmann, e ci comunicò un ordine del Reichsführer, secondo cui le fosse comuni dovevano essere vuotate e i cadaveri cremati. Inoltre le ceneri disperse, affinché non si potesse ricostruire in alcun modo le cifre dei cadaveri. Blobel stava già facendo esperimenti sui diversi modi di cremazione a Kulmhof. Per incarico di Eichmann, doveva mostrarmi le sue istallazioni.
Mi recai così con Hössler a Kulmhof, per prenderne visione. Blobel aveva fatto costruire numerosi forni adatti allo scopo, e per la cremazione impiegava legno e residuati di benzina. Cercò anche di distruggere i cadaveri mediante scoppi di esplosivi, ma l’esito fu assai poco soddisfacente. Le ceneri erano sparse nella vasta boscaglia circostante, dopo essere state ridotte in polvere in un mulino che macinava le ossa.
Blobel venne incaricato di reperire in tutto il territorio orientale tutte le fosse comuni e di sgomberarle. Il suo reparto di lavoro recava la sigla convenzionale 1005. Il lavoro veniva svolto, anche qui, da Sonderkommandos [= gruppi operativi, creati per una missione speciale – n.d.r.] di ebrei, che, dopo aver terminato le operazioni in un settore venivano sterminati a loro volta. Il campo di Auschwitz doveva tenere continuamente a disposizione del 1005 un certo numero di ebrei per il Sonderkommando.
Durante la visita a Kulmhof vidi anche le istallazioni per lo sterminio su autocarri, attrezzati in modo da provocare la morte mediante i gas di scappamento. Tuttavia il comandante non lo considerava un metodo soddisfacente, perché il gas si formava in modo assai irregolare e spesso non era abbastanza forte da uccidere. Non mi fu possibile accertare il numero dei cadaveri che ancora giacevano nelle fosse comuni di Kulmhof o che erano già stati cremati. Senza dubbio, Blobel conosceva perfettamente il numero delle fosse comuni nei territori orientali, ma era tenuto ad osservare in proposito il più rigoroso silenzio.
(R. Höss, Comandante ad Auschwitz, Torino, Einaudi, 1985, pp. 176-177. Traduzione di G. Panzieri Sajna)