Il caso Gerstein

Una graduale presa di coscienza
Polonia, 2000. Il monumento eretto sul luogo delle fosse comuni.di Sobibor.Kurt Gerstein nacque a Münster, in Westfalia, l’11 agosto 1905. Suo padre era un tipico funzionario statale prussiano: protestante, devoto e obbediente all’autorità imperiale, nazionalista fino all’estremo, ma antisemita solo in maniera moderata e rispettabile, cioè convinto che l’ostilità verso gli ebrei non dovesse mai assumere forme volgari o violente.

Il figlio ereditò gran parte di queste caratteristiche, anche se la fede religiosa di Kurt fu più forte e sincera di quella del padre. Pertanto, nel 1933, mentre il vecchio funzionario imperiale aderì senza remore al nuovo regime, Kurt dovette affrontare una serie di problemi di coscienza sempre più seri e più gravi. Da una parte, egli riconosceva a Hitler di aver salvato la patria dal bolscevismo e di averla risollevata dall’umiliazione della disfatta; d’altro canto, però, il giovane protestante percepì con precoce lucidità lo spirito totalitario del nazismo, che <<pretende – scrisse nel 1938 – di impadronirsi dell’uomo e dominarlo completamente fino al più profondo del suo essere>>. Dunque, di fatto, il Führer e il partito si sostituivano a Dio e alla Chiesa, mentre tutte le associazioni giovanili indipendenti erano sciolte o assorbite nella Gioventù Hitleriana.

Gerstein aderì alla Chiesa Confessante, il gruppo religioso luterano che si opponeva alla revisione in senso nazista della fede cristiana compiuta dai Cristiani tedeschi, i quali rigettavano l’Antico Testamento, insieme all’idea stessa che Cristo fosse ebreo. Per questa sua opposizione teologica (non politica) al nazismo, Gerstein venne arrestato più volte e infine espulso dal Partito, cui si era iscritto il 2 maggio 1933.

Un ingegnere a Belzec

Gerstein si era laureato in ingegneria nel 1931; nel 1936, dopo l’espulsione dalla NSDAP, perse il suo impiego nelle miniere statali e si dedicò agli studi medici. Nel febbraio 1940, una cognata di Gerstein morì in circostanze misteriose ad Hadamar, uno dei centri in cui si praticava l’eutanasia dei malati di mente. Questo evento spinse Gerstein a prendere la drammatica decisione di arruolarsi volontario nelle Waffen SS, per scoprire dall’interno i crimini del regime. In virtù delle sue doppie competenze mediche e tecniche, venne affidato al servizio sanitario, si occupò con successo di disinfezione dell’acqua e infine ottenne il grado di tenente.

Nell’agosto 1942, quand’ormai ricopriva l’incarico di capo dei servizi tecnici di disinfezione delle Waffen SS, venne inviato nel Governatorato generale di Polonia e visitò insieme a Globocnik il campo di Belzec. Durante il viaggio di ritorno in Germania, incontrò un funzionario dell’ambasciata svedese, gli raccontò quanto aveva visto e lo implorò di informare il suo governo e gli Alleati. A Berlino, tentò di mettersi in contatto anche con il nunzio apostolico della Santa Sede (che però non lo ricevette) e svelò il terribile segreto di cui era a conoscenza al maggior numero possibile di persone.

Arrestato dagli Alleati nel 1945, Gerstein stese tre dettagliati rapporti, uno in francese (datato Rottweil, 26 aprile 1945), gli altri due in tedesco. Al manoscritto francese furono allegate dodici fatture della ditta Degesch, che forniva il gas Zyclon B al campo di Auschwitz. Il 25 luglio 1945, Gerstein si suicidò. I suoi precisi rapporti costituiscono uno dei primi dettagliati resoconti delle procedure di uccisione messe in atto dai nazisti nei centri di sterminio.

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