L'omelia del cardinale von Galen

Il 3 agosto 1941, il vescovo di Münster - cardinale A. C. von Galen - denunciò l'eutanasia dei malati di mente tedeschi. Il governo fu preso alla sprovvista. Mentre alcuni alti esponenti del regime proposero di arrestare il prelato, Hitler preferì invece sospendere l’eutanasia, per rafforzare il fronte interno, nel momento in cui era in corso la guerra contro l’URSS.

Se si afferma e si accetta il principio secondo cui possiamo uccidere i nostri fratelli improduttivi, calamità e sventura si abbatteranno su di noi quando diventeremo vecchi e deboli!  Se permettiamo che uno di noi uccida chi è improduttivo, la sventura si abbatterà sugli invalidi che hanno esaurito, sacrificato e perduto salute e forza nel processo produttivo. Se permettiamo che uno di noi elimini con la forza i nostri fratelli improduttivi, la sventura ricadrà sui valorosi soldati che hanno fatto ritorno in patria gravemente feriti, mutilati, storpi, invalidi. Se anche per un'unica volta accettiamo il principio del diritto a uccidere i nostri fratelli improduttivi - benché limitato in partenza solo ai poveri e indifesi malati di mente - allora in linea di principio l'omicidio diventa ammissibile per tutti gli esseri improduttivi, i malati incurabili, coloro che sono stati resi invalidi dal lavoro o in guerra, e noi stessi, quando diventiamo vecchi, deboli e quindi improduttivi.

Basterà allora un qualsiasi editto segreto che ordini di estendere il metodo messo a punto per i malati di mente ad altre persone improduttive, a coloro che soffrono di malattie polmonari incurabili, ai vecchi deboli o invalidi, ai soldati gravemente mutilati. A quel punto la vita di nessuno di noi sarà più sicura. Una qualsiasi commissione ci può includere nella lista degli improduttivi, a suo giudizio diventati inutili. Nessuna polizia, nessun tribunale indagherà sul nostro assassinio, né punirà l’assassino come merita.

Chi potrà più aver fiducia di un medico? Potrebbe denunciare il suo paziente come improduttivo e ricevere istruzioni per ucciderlo. E’ impossibile immaginare quali abissi di depravazione morale e di generale diffidenza perfino nell’ambito famigliare toccheremmo, se tale orribile dottrina fosse tollerata, accettata, messa in pratica.

Sventura al genere umano, sventura alla nostra nazione tedesca se non solo viene infranto il santo comandamento di Dio: <<Non uccidere>>, che Dio proclamò sul monte Sinai tra tuoni e lampi, che Dio nostro creatore impresse nella coscienza del genere umano fin dall'inizio del tempo, ma si tollera e ammette che tale violazione sia lasciata impunita.

(M. Burleigh - W. Wippermann, Lo stato razziale. Germania 1933-1945, Milano, Rizzoli, 1992, p. 140)

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