Dall'eutanasia allo sterminio

La procedura di eliminazione dei malati di mente
Polonia, 2000. La banchina ferroviaria di Sobibor.Dalla sede berlinese dell’Aktion T-4, tutti gli ospedali psichiatrici tedeschi ricevettero degli appositi moduli (uno per paziente) da compilare e rispedire in Tiergartenstrasse. Dopo aver ricevuto in tal modo informazioni su ogni singolo malato mentale del Reich, il centro operativo centrale del programma di eutanasia (sulla base solo dei formulari, cioè senza procedere a ulteriori verifiche) selezionava i casi che giudicava irrecuperabili.

Con veicoli simili a furgoni postali, i pazienti a quel punto erano trasferiti nei centri di eliminazione e lì uccisi in camere a gas alimentate a monossido di carbonio (preventivamente preparato in apposite bombole). Per quanto si facesse ampio uso di espressioni come eutanasia o morte pietosa, il decesso dei malati selezionati non risultò affatto indolore.

Una lettera standard di conforto informava la famiglia che il soggetto era morto per cause naturali (polmonite o appendicite, ad esempio), e che il pericolo di epidemie aveva obbligato la struttura ospedaliera all’immediata cremazione del corpo.

L’intera operazione avrebbe dovuto restare segretissima. Tuttavia, una serie di errori grossolani compiuti dal personale (per alcuni soggetti già operati da tempo, ad esempio, si indicò l’appendicite come causa del decesso), insieme al fumo e alle fiamme che uscivano incessantemente dai camini dei crematori dei centri, destò crescenti sospetti, dicerie e timori tra la popolazione. Infine, il 3 agosto 1941, il vescovo cattolico di Münster, cardinale Clemens August von Galen, denunciò apertamente dal pulpito l’intera operazione.

Il trasferimento a Est

Il 24 agosto 1941, Hitler ordinò la fine ufficiale del programma di eutanasia (che tuttavia prosegui nei campi di concentramento, col nome in codice di Aktion 14 f 13). Nel momento in cui la campagna sul fronte orientale era in pieno sviluppo, il Führer non ritenne opportuno intraprendere una campagna repressiva contro la Chiesa, che per altro sosteneva completamente la guerra contro il bolscevismo sovietico, e quindi poteva rappresentare, a questo livello, un eccellente strumento di coesione sociale.

Il personale impiegato nell’Aktion T-4 era esperto, politicamente affidabile e ormai assuefatto all’idea dell’uccisione di massa. Probabilmente, già nell’ottobre 1942, proprio nel momento in cui il disagio di uccidere degli uomini degli Einsatgruppen si faceva più marcato, Viktor Brack  propose di utilizzare i suoi uomini e le sue tecniche all’Est, per eliminare gli ebrei. Pare che la sua offerta, in un primo tempo, abbia riguardato Riga e il territorio denominato Ostland.

Ma dal momento che, in queste regioni dell’URSS occupata, la costruzione di centri di sterminio dotati di camere a gas fisse, alimentate da monossido di carbonio, non risultò praticabile, l’idea venne allora recepita da Himmler, per il Governatorato generale di Polonia.

A fianco di Globocnik, pertanto, alla fine di dicembre del 1941 cominciò ad operare Christian Wirth, un commissario della polizia criminale che, veterano dell’Aktion T-4, divenne il vero comandante operativo di Belzec, Sobibor e Treblinka (e che il 1° agosto 1942 venne ufficialmente designato come ispettore dei tre campi).

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