Il centro di sterminio di Belzec

Una delle principali fonti per ricostruire la dinamica di funzionamento di Belzec fu la testimonianza resa il 14 dicembre 1962 dall’Unterstumführer delle SS Josef Oberhauser, che nel 1965 fu condannato da un tibunale di Monaco a 4 anni 6 mesi di carcere. A Belzec furono uccise almeno 550 000 persone. Oberhauser riferisce con esattezza il legame di continuità tra l’Aktion T-4 e l’Aktion Reinhard; tuttavia sbaglia i tempi, in quanto gli accordi tra Brack e Globocnik avvennero, probabilmente, già alla fine del 1941.

Il lager di Belzec si trovava a nord-est rispetto alla strada Tomasov-Leopoli [Lemberg, in tedesco; Lwow, in polacco – n.d.r.], dopo il villaggio omonimo. Poiché c’era bisogno di un collegamento ferroviario in vista dei convogli che sarebbero arrivati, il lager fu costruito a circa 400 metri dalla stazione di Belzec. Era diviso in due settori, 1 e 2. Il binario di servizio della stazione di Belzec portava direttamente nel settore 2 in cui si trovavano anche le baracche per spogliarsi e gli impianti per la gassazione e il campo delle fosse. Al tempo in cui ero a Belzec l’impianto per la gassazione era ancora sistemato in una baracca, rivestita all’interno di lamiera e della capacità di circa 100 persone. Nel settore 1 si trovavano solo le baracche dove alloggiavano le guardie ucraine…

La truppa tedesca era alloggiata all’esterno del lager, in due edifici in pietra posti a destra della strada per Leopoli. In uno di questi edifici c’erano gli uffici, la mensa e i dormitori, nel secondo solo dormitori. A partire dal Natale 1941, mio superiore fu Wirth, a quel tempo comandante del lager. Facevo allora da collegamento tra Wirth e lo stato maggiore di Globocnik. Rientrava nei miei compiti procurare materiali da costruzione per un successivo ampliamento del lager e, occasionalmente, stabilire i turni delle guardie ucraine… Vice di Wirth era Schwarz che dopo Wirth esercitava la massima autorità. Le gassazioni di ebrei nel lager di Belzec fino all’1.8.1942 possono essere distinte in due categorie: nella prima serie sperimentale si trattava di 2-3 convogli con 4-6 vagoni, ognuno di 20-40 persone. In media, con ogni convoglio, venivano trasferiti e uccisi 150 ebrei. Queste gassazioni non avevano il carattere di un’azione sistematica di eliminazione: si voleva soprattutto sperimentare e verificare la capienza del lager e provare come poteva essere eseguita dal punto di vista tecnico una gassazione.

Dopo queste prime gassazioni Wirth, Schwarz e tutto il personale tedesco sparirono da Belzec. Prima di partire Wirth, come ultimo atto d’ufficio, fece uccidere col gas o fucilare i circa 50 ebrei che lavoravano nel lager, inclusi i kapò. […] Nelle sei settimane successive, nel lager di Belzec regnò la tranquillità. Poi, all’improvviso, ai primi di maggio del 1942 capitò a Lublino l’SS- Oberf. Brack della Cancelleria del Führer. Con Globocnik discusse di come portare a compimento l’ulteriore annientamento degli ebrei. Globocnik disse che aveva troppo poco personale per eseguire questo progetto. Brack dichiarò che il programma eutanasia stava per finire e gli veniva continuamente assegnato personale del T 4, cosicché le decisioni prese nella Conferenza del Wannsee poterono venir messe in atto. […]

Circa otto giorni dopo la visita di Brack a Globocnik, Wirth ritornò a Belzec con i suoi uomini. Fino all’1 agosto 1942 ebbe luogo una seconda serie sperimentale. In questo periodo arrivarono a Belzec in tutto 5 o 6 convogli (per quel che ne so) con 5-7 vagoni di 30-40 persone ognuno. Gli ebrei di due di questi convogli vennero uccisi col gas nella camera piccola, poi Wirth fece distruggere la baracca delle gassazioni ed erigere un massiccio edificio di capienza molto maggiore. In questo vennero uccisi con il gas gli ebrei dei rimanenti convogli.

Durante la prima serie sperimentale e per i primi convogli della seconda serie sempre sperimentale venne usato gas in bombole, ma gli ebrei degli ultimi convogli della seconda serie vennero già uccisi con i gas di scarico del motore di un carro armato o di un camion manovrato da Hackenholt.

(E. Klee - W. Dressen, V. Riess, "Bei tempi". Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi l'ha eseguito e da chi stava a guardare, Firenze, La Giuntina, 1990, pp. 178-179. Traduzione di P. Buscaglione Candela)

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