Belzec e Sobibor

Belzec: un centro sperimentale
Polonia, 2000. Il monumento eretto sul luogo delle camere a gas di Sobibor. La struttura monumentale evoca un camino simile a quelli di Auschwitz. In realtà, a Sobibor non c’erano crematori, ma fosse comuni.Quando i nazisti iniziarono l’Aktion Reinhard, procedettero per prove ed errori, in quanto non esisteva alcun precedente per l’operazione che stavano intraprendendo. Gli unici dati certi riguardavano le caratteristiche dei luoghi (che dovevano essere vicini ad una ferrovia, ma nel contempo fuori mano e isolati, per mantenere la segretezza dell’azione) e la scelta del gas come strumento di uccisione. Per il resto, la prima struttura che venne attivata – Belzec, nella regione sud orientale del distretto di Lublino – fu una specie di centro sperimentale: Sobibor e Treblinka sarebbero stati costruiti, in seguito, tenendo conto di quella iniziale esperienza.

La costruzione di Belzec iniziò il 1° novembre 1941; Christian Wirth, un commissario della polizia criminale che aveva già lavorato all’Aktion T-4, arrivò intorno a Natale. Il regolare rifornimento di bombole di monossido di carbonio, in un luogo così lontano e isolato, avrebbe potuto costituire un grave problema logistico. Wirth pertanto, in questo dettaglio, non seguì più la procedura usata nei centri per l’eutanasia, ma piuttosto recepì la lezione dei gas-wagen, applicandola ad una camera fissa. A Belzec, dunque, sarebbe stato un motore diesel a produrre il gas omicida.

Belzec (come gli altri centri dell’Aktion Reinhard) era una struttura relativamente piccola: i lati nord, est e ovest misuravano 275 metri, quello meridionale 275 metri. Una volta finito, il campo era diviso in due sezioni (denominate Campo I e Campo II). Il Campo I comprendeva la banchina ferroviaria e alcune baracche di servizio: uno spogliatoio per le vittime ed un magazzino per i vestiti che esse abbandonavano. Un passaggio stretto (circa 2 metri), lungo 12 metri circa e denominato il tubo (der Schlauch), da questa prima area, destinata ad accogliere e preparare le vittime, portava al Campo II, in cui si trovavano le camere a gas (tre, inizialmente) e le fosse comuni.

Una procedura standardizzata

Belzec iniziò ad accogliere trasporti di notevole entità verso la metà di marzo del 1942. In luglio, la sua capacità omicida fu raddoppiata e le camere a gas passarono a sei (per un totale di 2000 vittime potenziali). L’esperienza mostrò che, per la riuscita dell’operazione, erano essenziali due elementi: l’inganno e la rapidità. Di qui lo stratagemma di mascherare da bagni le camere a gas, e i comandi concitati, che insieme alle percosse impedivano alle persone di riflettere, cioè di rendersi conto della vera natura del luogo in cui erano state portate. Il personale di guardia era composto da militi ucraini (in uniforme nera), prelevati tra i prigionieri di guerra sovietici catturati dall’esercito e addestrati al campo di Trawniki. In un primo momento, fu assegnato a questi ucraini anche il lavoro di estrazione dei cadaveri dalle camere; col tempo, ci si accorse che era più efficace utilizzare prigionieri ebrei, periodicamente eliminati e sostituiti da nuovi deportati.

La costruzione di Sobibor iniziò nel marzo 1942; potendo contare sull’esperienza acquisita a Belzec, i nazisti lo completarono in tempi brevissimi: dopo un mese, iniziarono le prime uccisioni sperimentali; alla fine di aprile, il campo era pienamente operativo.

A Belzec furono condotti ebrei provenienti soprattutto dai distretti di Lublino e di Cracovia; a Sobibor, invece, arrivarono ebrei anche dalla Slovacchia, dalla Francia e da altri paesi europei.

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