Verso il genocidio

Una violenza sempre più estrema e radicale
Lettonia, dicembre 1941. Uccisione degli ebrei di Liepaja, sul litorale del Mar Baltico, a qualche chilometro dalla città.L’eccidio di Rumbula (Riga) del 30 novembre 1941 fu coordinato da Friedrich Jeckeln, che dal 28 luglio 1941 aveva già diretto numerose stragi in Ucraina occidentale. Jeckel comandava uno speciale reparto di Waffen SS che rispondeva del suo operato direttamente a Himmler e che operò con particolare brutalità. A Kametsk-Podolsk, vennero uccise 23 600 persone in tre giorni (fine agosto). Inoltre, gli uomini di Jeckel parteciparono anche al massacro di alcune centinaia di ebrei a Bjelaja-Zerkov, nell’ambito di un’operazione che vide l’uccisione da parte della Wehrmacht, di circa 90 bambini inizialmente sopravvissuti.

Si ha l’impressione che Jeckeln sia stato utilizzato da Himmler come una specie di apripista, di sperimentatore di modalità sempre più estreme di intervento contro gli ebrei. Per questo motivo, probabilmente, fu scelto proprio lui quando si trattò di condurre la grande azione contro il ghetto di Riga. Inoltre, è importante osservare che, prima di andare nella capitale lettone, Jeckeln sia passato da Berlino, ove ricevette un formale incarico da parte di Himmler (che conosceva la moderazione di Heinrich Lohse, governatore nazista nei Paesi Baltici): <<Dica a Lohse che questo è il mio ordine, ed è anche il desiderio del Führer>>.

Quest’ordine è un segnale importante. Seccondo lo storico americano Christopher Browning, poco dopo la conquista di Kiev, all’inizio d’ottobre – ormai convinto di aver vinto la guerra – Hitler avrebbe dato il via al genocidio generalizzato, senza più eccezioni legate al sesso o all’età. Himmler, dal canto suo, era già pronto ad eseguire un simile ordine, in quanto aveva visto che i suoi uomini (talvolta agendo per iniziativa personale, tal altra dietro ordine esplicito) erano ormai psicologicamente attrezzati a muoversi senza più limiti di alcun genere.

Liepaja

A Riga (dopo l’eccidio del 30 novembre), un’ulteriore violentissima azione si verificò tra l’8 e il 9 dicembre. Provocò l’uccisione di circa 25 000 ebrei (tra cui il grande storico Semen Dubnov, che dal 1922 al 1933 aveva insegnato a Berlino). La violenza di questa seconda operazione si spiega tenendo conto che, in concomitanza con la liquidazione degli ebrei lettoni, iniziarono ad arrivare a Riga gli ebrei tedeschi

Il 15 ottobre 1941, Himmler aveva ordinato la fine dell’emigrazione degli ebrei tedeschi e, in alternativa, la loro deportazione verso Est. Tra il 27 novembre 1941 e il 16 febbraio 1942 arrivarono nel ghetto della capitale lettone circa 25 000 ebrei, trasferiti lì da tutte le principali città del Reich. Il ghetto di Riga, dunque, si trovò diviso in due: mentre i tedeschi furono stipati nel settore più vasto, il piccolo ghetto continuò ad ospitare i lavoratori specializzati, in numero di circa 3800.

Alle grandi azioni del dicembre 1941 parteciparono anche i nazionalisti del movimento di Arajs, che incontriamo in azione anche a Liepaja (Libau, in tedesco), i cui ebrei (almeno 6000) vennero uccisi in una zona sabbiosa, nei pressi del mare, in varie operazioni successive, condotte tra luglio e dicembre. L’azione più importante fu condotta tra il 15 e il 17 dicembre (circa 3000 ebrei). Stranamente, di questo episodio della Shoah si è conservata un’ampia documentazione fotografica, che ritrae soprattutto donne, anziani e bambini. Un’ulteriore prova che il meccanismo del genocidio, a quella data, era ormai entrato in funzione.

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