Poliziotti e unità SS

Gli eccidi di Leopoli
foto108bis.jpgEsercito ed Einsatzgruppen furono assistite da varie altre forze tedesche, tra cui reparti SS della Polizia di Sicurezza e undici battaglioni (circa 5500 uomini) della cosiddetta Ordnungpolizei, costituiti sia da elementi richiamati, ma troppo anziani per il servizio in prima linea, sia da giovani volontari. Molti di questi reparti si macchiarono di violenze efferate, sia contro la popolazione civile sovietica, sia nei confronti degli ebrei.

Tra il 24 e il 27 giugno 1941, un reparto della Polizia di Sicurezza di Tilsit attraversò il confine con la Lituania e uccise 526 ebrei (comprese 2 donne) nelle città di Garsden, Krottingen e Polangen. Si trattò di uno dei primi crimini compiuti dai nazisti in territorio sovietico. L’azione non fu ordinata dall’alto, ma nacque spontaneamente, dopo che si era sparsa la voce che in quella zona operavano dei partigiani comunisti. L’azione venne approvata a tutti i livelli: dapprima dal comandante dell’Einsatzgruppe A (Franz Stahlecker) e poi (il 30 giugno) da Himmler e Heydrich.

A partire dal 29 giugno, si verificò una terribile serie di violenze anche a Leopoli (Lwow/Lemberg), nella porzione di Polonia aggregata all’Ucraina. Prima di fuggire in tutta fretta, la polizia politica comunista aveva ucciso circa 5000 elementi controrivoluzionari detenuti nelle carceri della città. All’arrivo dei tedeschi, questo massacro compiuto dai sovietici venne reso pubblico; per vendicare le vittime, in nome della consueta equiparazione tra ebrei e comunisti, una milizia nazionalista ucraina rapidamente costituitasi cominciò a dar la caccia agli ebrei per le strade, uccidendone 4000 in tre giorni.
L’eccidio di Bialystock

Il 27 giugno 1941, un altro eccidio particolarmente spietato fu compiuto dalla terza compagnia del battaglione di polizia n. 309, a Bialystock: una città situata nella porzione di Polonia occupata dai sovietici. Guidato da un nazista fanatico, il capo plotone Pippo Schneider, il reparto uccise circa 2000 ebrei; 700 di essi furono ammassati in una delle sinagoghe della città, che venne incendiata. Chi tentava di fuggire era colpito con raffiche di mitra e bombe a mano. L’azione di Bialystock vide l’assassinio anche di numerose donne e bambini, che altri reparti, invece, per il momento risparmiavano. Si trattò di un’iniziativa personale di un subordinato, che agì senza ordini precisi, ma dettato da un preciso convincimento ideologico.

E’ possibile che Himmler, in questo caso, non solo abbia a posteriori approvato l’azione, ma ne abbia addirittura tratto un insegnamento. Infatti, si rese conto che gli uomini ai suoi ordini (o per lo meno alcuni di essi) erano disponibili ad azioni sempre più radicali. Pertanto l’8 luglio, mentre era personalmente a Bialystock, ordinò l’uccisione di alcune migliaia di ebrei sia in quella città sia a Brest-Litovsk (situata più a sud).

Azione spontanea, dettata dall’iniziativa individuale e dal fanatismo ideologico, e impulso dal Centro, in questa prima fase caotica della Shoah, non sempre sono facilmente distinguibili.

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