La Polonia sotto dominazione tedesca

La riorganizzazione amministrativa
Ghetto di Varsavia, 1941. Un gruppo di bambini. Foto di Joe HeydeckerIl 25 ottobre 1939, il governo tedesco decise di suddividere in varie zone i territori polacchi conquistati. Le aree situate più ad Ovest vennero a tutti gli effetti annesse al Terzo Reich, ricevendo nuove denominazioni. Il territorio della Pomerania (perso dopo prima guerra mondiale) venne denominato Gau Wartheland (o Warthegau). Posen (Poznan) fu scelto come capoluogo, mentre Arthur Greiser divenne governatore. L’area di Danzica e della Prussia Occidentale fu denominata Gau Danzig-Westpreussen e sottoposta al comando di Albert Forster; sia lui sia Greiser ricevettero il titolo di Reggente del Reich (Reichsstatthalter). La regione di Zichenau venne annessa alla Prussia orientale; la zona di Katowice (Kattowitz), particolarmente ricca di carbone, fu assegnata a dapprima a Josef Wagner e poi, dal giugno 1940, a Frizt Bacht, espressamente incaricato di sfruttare al massimo sia le risorse sia la manodopera polacca. In questa stessa area, nel maggio-giugno 1940, sarebbe poi stato aperto il campo di Auschwitz.

Il resto della Polonia costituì una specie di colonia, che venne denominata Governatorato Generale e assegnata al comando di Hans Frank, presidente dell’associazione dei giuristi nazisti. Il nuovo governatore scelse come propria capitale non Varsavia (pesantemente colpita dai bombardamenti), ma Cracovia, l’antica città regale polacca, situata nel sud del Paese.

 

Il Governatorato Generale di Polonia

All’interno del Governatorato Generale, la condizione dei polacchi fu durissima. Migliaia di persone ritenute ostili e pericolose vennero subito assassinate da speciali reparti di SS (denominati Einsatzgruppen): 12 137, in settembre; altri 4199 fino al 25 ottobre. E’ possibile che, entro la fine del 1939, siano state eliminate 50 000 persone (in totale). Si trattava di intellettuali o individui che, comunque, si segnalavano per la loro cultura o il loro nazionalismo. Durante la guerra, questo processo di decimazione dell’élite culturale polacca proseguì: alla fine del conflitto, era sparito in modo violento il 57% degli avvocati, il 45% dei medici, il 50% degli ingegneri, il 30% dei tecnici, il 15% degli insegnanti e il 40% dei docenti universitari. Anche i sacerdoti furono letteralmente decimati: ne furono uccisi circa 2000, sui 10 000 attivi nel 1939.

I polacchi furono privati di qualsiasi diritto. In particolare, venne vietata loro qualsiasi forma di istruzione superiore alla conoscenza dell’alfabeto e delle quattro operazioni aritmetiche più elementari. Le rappresaglie contro la resistenza furono spietate e spesso venivano eliminati 100 polacchi per ogni tedesco ucciso. Sono stati censiti 300 villaggi rasi al suolo, 769 azioni di rappresaglia (per un totale di circa 20 000 civili assassinati). Solo dopo la disfatta di Stalingrado (gennaio 1943) Frank propose a Hitler di attenuare la brutalità della violenza in Polonia, in modo da spingere una parte dei polacchi ad allearsi coi tedeschi, contro i comunisti russi. 

Il 23 novembre, un’ordinanza di di Frank impose che tutti gli ebrei polacchi dovessero apporre una stella gialla sui loro vestiti. Prima della guerra, la Polonia ne ospitava circa 3 000 000; sotto dominazione tedesca ne caddero poco meno di due milioni, distribuiti in modo ineguale tra Governatorato Generale (la maggioranza) e territori annessi. Per qualche tempo, fu possibile fuggire verso est, oltrepassando il fiume Bug; verso la fine del 1939, però, i sovietici impedirono queste fughe: le guardie di frontiera sparavano ai fuggitivi e rimandavano indietro chi riusciva a entrare nelle zone della Polonia occupate dall’Armata Rossa.

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