La protesta contro il mondo moderno

Nel 1913, uscì a Jena una specie di manifesto programmatico del Movimento giovanile. Tra coloro che contribuirono alla stesura del testo, troviamo Paul Natrop, che respingeva la civiltà urbana come artificiale e definiva ipocrita la società moderna. Per l’umanità, l’unica via di salvezza era il ritorno integrale alla natura.

Vogliamo liberarci da quel pensiero unilaterale che offende, e anzi calpesta l’uomo e la natura, orientato allo sviluppo di tecniche esterne, che si definiscono cultura ma che finora palesemente non si meritano questo alto nome se, al di là dei mezzi puri e semplici, l’unico nobile scopo, lo scopo dell’essere uomo, viene perso di vista e mille volte frustrato. Vogliamo liberarci dall’ipocrisia di una vita di società bislacca e profondamente insocievole, dalle forme e convenzioni, ormai vuote e prive di senso, di una vita che minaccia di soffocare ogni vera vita; buttar via quello strato di belletto, l’ingannevole apparenza di tutti quei falsi comportamenti e le false relazioni; vogliamo correggere tutte quelle distorsioni di cui soffre oggi, manifestamente, la vita sia dei singoli individui che della collettività.

(W. Mogge, I Wandervögel: una generazione perduta. Immagini di un movimento giovanile nella Germania prenazista. Foto di Julius Gross dal 1913 al 1933, Roma, Socrates, 1999, p. 108)

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