Le violenze selvagge ad Addis Abeba nel febbraio 1937

La rappresaglia squadrista finalizzata a vendicare in modo indiscriminato l’attentato compiuto contro Graziani il 19 febbraio 1937, iniziarono il pomeriggio di quella stessa giornata e proseguirono senza sosta fino al 21. La testimonianza seguente fu rilasciata da Antonio Dordoni ad Angelo Del Boca, il 26 marzo 1965.

Nel tardo pomeriggio [del 19 febbraio – n.d.r.], dopo aver ricevuto disposizioni dalla Casa del fascio, alcune centinaia di squadre composte da camicie nere, autisti, ascari libici, si riversarono nei quartieri indigeni e diedero inizio alla più forsennata caccia al moro che si fosse mai vista. In genere davano fuoco ai tucul con la benzina e finivano a colpi di bombe a mano quelli che tentavano di sfuggire ai roghi. Intesi uno vantarsi di <<essersi fatto dieci tucul>> con un solo fiasco di benzina. Un altro si lamentava di avere il braccio destro stanco per il numero di granate che aveva lanciato.

Molti di questi forsennati li conoscevo personalmente. Erano commercianti, autisti, funzionari, gente che ritenevo serena e del tutto rispettabile. Gente che non aveva mai sparato un colpo durante tutta la guerra e che ora rivelava rancori ed una carica di violenza insospettati, Il fatto è che l’impunità era assoluta. Il solo rischio che si correva era quello di guadagnarsi una medaglia. Che io sappia, i carabinieri intervennero una sola volta, per impedire che si bruciassero i magazzini dell’indiano Mohamedally.

(A.Del Boca, Italiani, brava gente?, Vicenza, Neri Pozza, 2005, p. 211)

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