La riorganizzazione del sistema concentrazionario

L'articolo 58
IMG_020.jpgIl 25 febbraio 1927, il Comitato esecutivo centrale dell’URSS approvò il nuovo Codice penale sovietico. Nella sezione che si occupava dei reati contro lo stato, il lungo e dettagliato articolo 58 era dedicato ai reati controrivoluzionari. Per i casi più gravi, mentre era prevista comunque la possibilità della fucilazione (definita "misura suprema di difesa sociale"), si proclamava che il "nemico dei lavoratori" poteva essere condannato ad un periodo di reclusione variabile dai cinque ai dieci anni.

Di fatto, l’articolo 58 divenne la copertura giuridica che permise la deportazione legale di migliaia di cittadini sovietici in campo di concentramento, proprio nel momento in cui il sistema andava crescendo e assumendo i suoi contorni definitivi, dopo l’esperimento delle Solovki. Inoltre, alla fine degli anni Venti, venne completamente annullata la differenza tra politici e controrivoluzionari. All’inizio, alle Solovki, i primi erano riconosciuti come socialisti, e quindi trattati in modo diverso, rispetto ai Bianchi, ai borghesi o ai sostenitori del regime zarista. Alla fine del percorso, tutti coloro che erano condannati in base all’articolo 58 vennero bollati come nemici del popolo e controrivoluzionari, persino se avevano rivestito importanti cariche all’interno del partito comunista ed avevano lottato insieme a Lenin al tempo della rivoluzione.

 

La grande svolta del 1929

Nel 1928-1929, il Politbjuro del Partito comunista istituì una commissione incaricata di valutare il problema dei lager in tutti i suoi aspetti. A presiederla fu chiamato Nikolaj Janson, commissario alla Giustizia.

Il 13 maggio 1929 (con una risoluzione intitolata Sull’impiego del lavoro dei detenuti comuni), il Comitato centrale del partito recepì la proposta della commissione, ai fini di una totale riorganizzazione dell’intero sistema dei campi (che venne poi ratificata l’11 luglio anche dal Consiglio dei Commissari del popolo). La principale novità riguardò l’abolizione della distinzione tra i lager ordinari e quelli speciali; a seguito di questa prima innovazione, fu deciso dalla commissione di porre l’intero sistema sotto diretta responsabilità della OGPU. Senza alcuna eccezione, sotto la sua giurisdizione passarono tutti coloro che erano stati condannati a più di tre anni di reclusione.

La risoluzione dell’13 maggio 1929 raccomandò pure l’organizzazione dei campi in luoghi remoti e disabitati, al fine di valorizzare tutte le regioni ricche di materie prime che ancora non fossero state inserite nel circuito dell’economia nazionale.

La commissione Janson introdusse un’altra importante novità, sotto il profilo terminologico. In tutte le dichiarazioni pubbliche, infatti, evitò accuratamente l’espressione Konclager’ (campo di concentramento), che anche negli altri documenti ufficiali (a partire dal 7 aprile 1930) venne sostituita dalla formula più neutra ispravitel’no-trudovye lagerja (ITL): campi di lavoro correzionale (o campi di rieducazione attraverso il lavoro).

 

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