Il problema dell'alimentazione

Il problema della produttività
IMG_021.jpgNegli anni Venti, le testimonianze sono concordi nel menzionare torture gratuite, fucilazioni e violenze di vario genere. Il problema dell’alimentazione, però, in genere non è al centro delle memorie dei detenuti. Le cose cambiarono radicalmente in epoca staliniana, man mano che lo sfruttamento del lavoro e della produttività della manodopera presente nei lager divennero la principale preoccupazione delle autorità sovietiche.

Per costringere a lavorare masse sempre più ingenti di prigionieri, negli anni Trenta fu introdotto il cosiddetto sistema delle razioni differenziate. Alcuni studiosi (tra cui Solzenycyn) attribuiscono l’innovazione all’ambigua figura di Naftalij Frenkel’; il suo ruolo determinante nell’evoluzione di questo aspetto del sistema concentrazionario, però, non è riconosciuto in modo unanime.

Quello che è certo è l’introduzione di una micidiale relazione tra mole di lavoro effettivamente svolta nell’arco di una giornata e quantità di pane ricevuta. In pratica a ciascun detenuto (o, in alternativa, ad una squadra) era assegnato un dato obiettivo lavorativo da raggiungere: ad esempio, veniva fissato un determinato numero di metri cubi di tronchi da tagliare, da accatastare o da caricare. Se tale norma era raggiunta, alla razione dei detenuti era aggiunto un corrispondente quantitativo di pane. Diversamente, il detenuto doveva accontentarsi della misera razione-base di pane, e della zuppa, il cui valore nutritivo era spesso un fatto casuale: come scrive V. Salamov, "il mestolo del distributore che pesca soltanto brodaglia (praticamente acqua), può ridurre le qualità nutritive del companatico praticamente a zero".

 

Il sistema delle razioni

Nei primi anni Trenta, per chi svolgeva lavori fisici pesanti era fissata una razione giornaliera di un chilo di pane. Per chi adempiva la norma giornaliera al 100% c'erano altri 300 grammi di supplemento. Nella seconda metà degli anni Trenta, mentre la razione punitiva scese fino a 300 grammi, la quantità di pane distribuita al detenuto a prescindere dai risultati del lavoro, la cosiddetta garantita, fu abbassata di più della metà, arrivando a toccare i 400-450 grammi.

Se si eseguivano i 3/4 del piano affidato era prevista un'aggiunta di 100 grammi. Per l'adempimento completo della norma c'era un supplemento di 200 grammi sulla razione-base; se si superava la norma, addirittura, del 125%, era possibile avere 300 grammi in più.

Tuttavia, i vecchi detenuti avevano imparato a loro spese una semplice massima di saggezza concentrazionaria: "Non ti ammazza la razione piccola, ma quella grande!".  Andare alla ricerca della razione supplementare, infatti, richiedeva spesso sforzi eccessivi, che alla fine esaurivano del tutto le forze e non erano per nulla compensate dalla quantità extra ricevuta.

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