Il Nazismo al potere
Hitler cancelliere
L'occasione per trasformare in illimitata e definitiva la propria posizione di autorità fu offerta a Hitler dall'incendio del Reichstag. Poiché i nazisti addossarono la responsabilità di quel grave episodio ai comunisti, il 28 febbraio 1933 (il giorno seguente l'incendio) il Presidente emanò un decreto che permise di eliminare, con una parvenza di legalità, ogni forma di opposizione.
Il principio dell’emergenza
Sulla base del principio dell'emergenza, la polizia poteva dunque arrestare arbitrariamente, senza l'obbligo di dichiararne il motivo, ogni persona; poteva tenerla rinchiusa a tempo indeterminato senza processo, perquisirne l'abitazione e confiscarne i beni. Inoltre, alla polizia era concesso di spiare chiunque, di controllare le telefonate, di disperdere le assemblee, di sciogliere le associazioni e di chiudere i giornali che fossero ritenuti, a discrezione della polizia stessa, pericolosi per la sicurezza dello Stato. In un colpo solo, vennero spazzati via in Germania tutti i diritti dell'uomo e del cittadino, sanciti dalla Costituzione.
La costruzione della dittatura assoluta venne poi giustificata dalla legge approvata dal Reichstag il 24 marzo 1933, che consegnò al governo tutti i poteri e soppresse la separazione dei tre poteri fondamentali dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) tipica del liberalismo. Il 24 marzo 1933, solo il Partito Socialdemocratico, in Parlamento, osò votare contro la legge dei pieni poteri (si ricordi però che il Partito Comunista non era più rappresentato al Reichstag, in quanto era già stato dichiarato fuorilegge). Gli altri partiti l'approvarono, sperando che Hitler permettesse loro di sopravvivere come forze di opposizione.
Tale speranza si rivelò del tutto infondata: il 14 luglio 1933 il processo di conquista del potere venne completato mediante l'emanazione di una legge del governo, che trasformò la Germania in uno Stato a partito unico e obbligò tutte le altre forze politiche a sciogliersi.