La disciplina militare come modello del Lager

Nel 1907, il leader comunista tedesco Karl Liebknecht pubblicò uno scritto intitolato Militarismo e antimilitarismo con particolare riguardo al movimento giovanile internazionale. L’autore denunciava la brutalità della disciplina militare tedesca e insisteva sul fatto che, grazie ad essa, venivano piegate anche le volontà ribelli più determinate. I nazisti si ispirarono consapevolmente a quel modello, per correggere e rieducare i tedeschi che, a loro giudizio, ne avevano bisogno, perché non sapevano inserirsi nella comunità popolare.

Si cerca di domare gli uomini come si domano le bestie. Le reclute narcotizzate, confuse, lusingate, comprate, oppresse, imprigionate, trascinate e bastonate; così si mescola e si impasta, granellino per granellino, il cemento per la poderosa costruzione dell’esercito; così si lega pietra a pietra per la costruzione del baluardo contro la sovversione...

A produrre la necessaria docilità e arrendevolezza della volontà serve l’osservanza scrupolosa del regolamento, la disciplina da caserma, la santificazione della divisa dell’ufficiale e del sottufficiale, che in molti settori appare veramente come legibus soluta [= dotata di potere assoluto e arbitrario, perché non tenuta al rispetto delle leggi – n.d.r.] e sacrosanta, in breve la disciplina e il controllo che stringono in una morsa di ferro il soldato in tutto ciò che fa e che pensa, dentro e fuori il servizio. E a questo punto il singolo viene così indelicatamente piegato, tirato e storto in tutte le direzioni che anche la spina dorsale più solida corre il pericolo di rompersi, e o si piega o si spezza.

(L.Canfora, La democrazia. Storia di un’ideologia, Bari, Laterza, 2006, p. 162)

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