Dicembre 1938: Milena Jesenka denuncia le espulsioni degli ebrei dai territori occupati

Subito dopo la Conferenza di Monaco e l’occupazione tedesca dei Sudeti, si verificò una situazione paradossale. I nazisti, infatti, espulsero gli ebrei, ma le autorità cecoslovacche si rifiutarono di accoglierli, perché essi, ormai, erano a tutti gli effetti cittadini tedeschi. Centinaia di persone restarono per diverse settimane nella terra di nessuno, in attesa che la situazione trovasse una soluzione diplomatica.

“Terra di nessuno” era chiamato nella Prima Guerra Mondiale il territorio situato tra i fronti, la striscia di terra bruciata che si trovava fra le trincee e i reticoli nemici. [...] Oggi la terra di nessuno è proprio dietro l'angolo, a pochi passi da qui. Tra la frontiera tedesca e quella ceca - mio Dio, che frontiera infame -, un pezzetto di filo metallico tra i campi, una sbarra sulla strada, una fune tirata da un albero all'altro, basterebbe un bambino a smantellare tutto, è una frontiera che fa piangere... E in alcuni punti hanno lasciato tra le linee di confine un lembo di terra di nessuno. Dapprima l'esercito ceco si è ritirato da qui; poi sono arrivati gli eroi tedeschi (o ungheresi o polacchi) che in questa striscia di terra di nessuno hanno spedito gli ebrei cacciati dai territori occupati. [...]

Alcuni giovinastri ungheresi sono andati di notte a svegliare un intero paese, hanno trascinato gli ebrei - uomini donne e bambini - fuori dalle loro case, li hanno spinti a forza in camicia da notte su dei camion, poi sono partiti con loro per la terra di nessuno dove li hanno depositati prima di prendere il largo. All'inizio erano dieci gli ebrei esposti al freddo su un campo brullo e incolto. Poi cento. Poi mille. C'è voluto molto tempo prima che ottenessero l'autorizzazione a trasferirsi presso alcune famiglie ebree in Cecoslovacchia. Il permesso è stato accordato solo dopo che da parte britannica è giunta l'assicurazione che gli ebrei non sarebbero stati a carico dell'assistenza pubblica, ma in breve tempo sarebbero emigrati.

Per tutto il periodo in cui essi sono rimasti nei campi o nei boschi, esposti al vento, alla pioggia e al freddo, altri ebrei venuti da lontano che ancora non avevano perso la propria patria li hanno nutriti e aiutati. Ma anche contadini boemi e slovacchi hanno portato del cibo, e persino contadini e operai tedeschi. L'essere umano qualche volta è fatto così, aiuta anche una bestia perché non muoia di fame, anche se questa bestia appartiene a una razza inferiore. Il cuore umano è strano, bello ed eterno.

Ma com'è potuto accadere che trecento persone dovessero rimanere in un campo, di notte e al gelo, com'è successo ad esempio a Bratislava? E che ciò sia accaduto nel secolo del progresso tecnico e della cultura dell'ambiente? É così che si agisce dopo la pace di Monaco?

(M. Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka, Milano, Adelphi, 1999, pp. 177-180. Traduzione di C. Zaccaroni)

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