I campi di educazione attraverso il lavoro

Denominati AEL, i campi di educazione attraverso il lavoro erano finalizzati alla punizione degli operai che, a giudizio dei nazisti, non si impegnavano a sufficienza nello sforzo bellico. In certe fabbriche, il trasferimento di un lavoratore ad un AEL era pubblicamente annunciato da un manifesto. L’11 febbraio 1941, il quotidiano Deutsche Allgemeine Zeitung dedicò un intero articolo alla questione, intitolandolo Una parola lieve, una faccenda seria.

I fannulloni particolarmente ostinati, che né la custodia protettiva [leggi: un campo di concentramento] né una pena detentiva potrebbero correggere, verranno rinchiusi in un campo di educazione attraverso il lavoro, in modo da persuaderli con mezzi più energici che in guerra tutti debbono impegnare al massimo la loro capacità di lavoro.

(R. Gellately, Il popolo di Hitler, Milano, Longanesi, 2002, p. 310. Traduzione di G. Ferrara degli Uberti)

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