La mentalità delle SS di Mauthausen

La terribile vicenda degli ebrei olandesi deportati a Mauthausen si svolse in un momento in cui la cosiddetta soluzione finale della questione ebraica in Europa non era ancora iniziata. Lo sterminio sistematico, infatti, iniziò con l’invasione dell’URSS (22 giugno 1941). La violenza delle SS di Mauthausen contro gli ebrei olandesi è un’azione improvvisata, non fa parte di un piano generale di eliminazione. Proprio per la sua efferatezza, tuttavia, quanto accadde nella cava Vienna Ditch di Mauthausen il 19 giugno 1941 esprime nella sua forma più chiara l’essenza razzista del nazionalsocialista e la disponibilità di tanti suoi seguaci a collaborare con passione ed entusiasmo al genocidio.

Ogni Unterführer [= subordinato che deve obbedire ad un’autorità superiore; l’espressione è generica e non corrisponde ad un grado specifico – n.d.r.], nel momento in cui entrava nello staff di comando del KLM [= abbreviazione per Campo di Concentramento di Mauthausenn.d.r.], doveva firmare la seguente dichiarazione: "Mi impegno a non compiere alcun maltrattamento dei detenuti, abusando del mio potere". Tuttavia, nel momento in cui veniva posta la firma, veniva chiaramente fatto capire a tutti che si trattava di un’irrilevante formalità e che si sarebbero dovuti comportare senza remore nei confronti dei detenuti, perché... i detenuti stranieri erano, per loro, "per metà animali, per metà umani", mentre gli ebrei, i polacchi e i russi, individui "costituiti più da una natura animale che umana". Invasati dalla credenza nelle differenze razziali, tendevano ad una visione semplificata, basata sui nemici mortali di tutti i tedeschi: "Der Jude, der Bolschewik, der Untermensch" (l’ebreo, il bolscevico, l’uomo inferiore), o più semplicemente: "judisch-bolschewisticher Untermensch" (uomo inferiore di origine ebreo-bolscevica). [...]

Al di là di poche eccezioni, perlomeno fino all’inverno 1943/44, gli appartenenti allo staff di Comando odiarono tutto ciò che credevano di dover odiare in quanto SS, e si comportarono in modo a dir poco bestiale nei confronti dei detenuti, cercando in questo modo di attirare l’attenzione dei loro superiori. Erano talmente inebriati dal pensiero di un potere illimitato sulla vita e sulla morte, che si comportavano, anche nelle situazioni più insignificanti, in modo feroce nei confronti della popolazione civile. [...]

Fino all’inizio della guerra, gli appartenenti alle SS presero spesso posizione pubblicamente contro la fede cattolica, professata dalla popolazione; tra l’altro, nelle vicinanze di Mauthausen, distrussero lapidi sacre, oltraggiarono crocifissi e portarono via statue raffiguranti la Madonna. Successivamente, questa antireligiöses Kampf (battaglia antireligiosa) si limitò al territorio interno del lager, ove le persecuzioni e le vessazioni si abbatterono sui preti e sugli ecclesiastici, scelti tra le fila dei detenuti. Sebbene, nel voler a tutti i costi adempiere al proprio dovere, si comportassero in modo feroce nei confronti dei detenuti, si consideravano esseri umani pieni di sentimento e di sensibilità, benigni nei confronti dei loro cavalli e dei loro cani, avevano allevamenti di api e si curavano di piantare, nei loro giardini, rose ed alberi di ogni genere. [...]

La maggior parte dei Führer [= ufficiali; l’espressione è generica e non corrisponde ad un grado specifico – n.d.r.] delle SS trascorreva una vita famigliare piccolo-borghese e si occupava con amore della protezione dei propri figli. Prima di Natale numerosi detenuti dovevano confezionare giocattoli e vestiti per i bambini dei Führer e degli Unterführer. Erano tutti ossessionati da una mania patologica dell’ordine. Nel loro aspetto, nell’uniforme, nei loro alloggi, nella disposizione delle fila dei detenuti, nel blocco, durante l’appello ecc., praticamente ovunque tentavano di dimostrare al mondo circostante e a se stessi il loro senso dell’ordine. Tutto doveva brillare, tutti i tavoli, le sedie dovevano essere disposte in file, le pareti delle baracche dovevano brillare. Intorno alle baracche nel lager centrale (dalla nr. 1 alla nr. 15) fecero piantare dei fiori. La piazza dell’appello veniva pulita e riordinata ogni giorno, dalla mattina alla sera, da un apposito Kommando [= squadra – n.d.r.]. Al di sopra degli stipi [= gli armadietti, concessi in certi lager ai detenuti, per conservare alcuni minimi effetti personali – n.d.r.] o delle travi delle baracche non doveva essere trovato neppure un granello di polvere. I Führer di blocco [= incaricati di sorvegliare un gruppo particolare di detenuti; col passar del tempo, il compito venne sempre più assegnato a internati tedeschi, criminali o politici, che comunque rispondevano del loro operato alle SS – n.d.r.] controllavano quasi ogni giorno la condizione delle baracche, addirittura anche l’esattezza della disposizione dei pagliericci che costituivano i letti dei detenuti.

(H. Marsálek, La storia del campo di concentramento di Mauthausen, Österreichische Lagergemeinschaft Mauthausen, Wien-Linz, 1999, pp. 213-216. Traduzione di P. Ferrari)

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