I Lager e l'industria tedesca

La crescita dei detenuti e dei sottocampi
Mauthausen. La fortezzaIl 1° febbraio 1942, Himmler istituì l’Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS (SS Wirthschafts-und Verwaltungshauptamt o WVHA), assegnandone la direzione a Oswald Pohl. Il 30 aprile 1942, nella sua nuova qualità di ispettore generale e di responsabile amministrativo dei lager gestiti dalle SS, Pohl comunicò a Himmler che i sei principali campi tedeschi ospitavano allora circa 44.700 detenuti, mentre ne contavano 21.400 nel 1939. A suo giudizio, il compito primario dei lager non era più di tipo politico o correzionale, ma doveva diventare – date le nuove circostanze belliche - di ordine economico.

Nel corso della guerra, il numero dei prigionieri sarebbe ulteriormente cresciuto, in virtù delle deportazioni di massa da tutti i paesi occupati. Nell’agosto 1943, vi erano complessivamente 224.000 detenuti, che salirono 524.000 nell’agosto 1944. In totale, un’indagine ufficiale del 15 gennaio 1945 censì 714.211 persone: 511.537 maschi e 202.674 donne.

Questa massa enorme di individui non era più concentrata in poche strutture. Ogni lager principale, infatti, si era dotato di un numero elevatissimo di sottocampi: se ne conoscono 197 per Dachau, 74 per Sachsenhausen, 129 per Buchenwald, 97 per Flossenbürg, 62 per Mauthausen, 45 per Ravensbrück, 50 circa per Auschwitz.

Infine, furono creati alcuni campi del tutto nuovi, come Mettelbau-Dora (concepito, all’inizio, come sottocampo di Buchenwald e attivo dall’autunno 1943) e Bergen-Belsen (attivo dall’aprile 1943).
Le grandi aziende tedesche

Pare che l’idea di sfruttare la manodopera dei detenuti nei lager sia venuta prima di tutti ai dirigenti dell’industria Heinkel, produttrice di aeroplani. Nel tardo autunno 1941, essa utilizzava già i detenuti di Oranienburg; al principio del 1943, nei suoi diversi stabilimenti, la Heinkel ne utilizzava circa 4.000. Anche se lo sfruttamento più clamoroso fu quello effettuato dall’industria chimica IG Farben ad Auschwitz, nessuno dei grandi gruppi industriali si lasciò sfuggire l’occasione di usare manodopera a bassissimo costo (6-8 marchi al giorno per gli operai specializzati; 4 marchi al giorno per il personale non qualificato), noleggiandolo dalle SS.

Per la Daimler-Benz lavorarono almeno 10.000 detenuti, mentre Ferdinand Porsche (dirigente della Volksvagen), nel marzo 1944 protestava energicamente con le SS, affermando che non gli bastavano assolutamente i 3500 lavoratori che erano stati assegnati alle sue fabbriche. Quanto alla Krupp, nell’estate 1944 il vicedirettore andò personalmente al campo di Buchenwald, per ordinare 2000 operai specializati.

Nessuna di queste aziende trattò i detenuti in modo umano. Imprenditori e dirigenti condividevano quasi interamente la concezione razzista di Hitler, per cui i prigionieri (primi fra tutti gli ebrei, ad Auschwitz, i polacchi e i sovietici, in altri luoghi) erano soltanto pezzi intercambiabili e sostituibili a basso costo, non soggetti portatori di diritti.

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