Il programma missilistico tedesco nelle memorie di Albert Speer
Nelle sue memorie, Speer dice di essere rimasto profondamente turbato dalla visita agli impianti di Dora. Comunque, non intervenne in modo significativo per cambiare le condizioni di vita dei detenuti.
Avendo suscitato l’entusiasmo di Hitler, il progetto V2 richiamò anche l’interessamento di Himmler, il quale si mise prontamente in moto e, sei settimane dopo la proiezione del famoso film, propose a Hitler una maniera teoricamente semplicissima di risolvere il problema della segretezza, così importante per la fabbricazione di un’arma presumibilmente decisiva ai fini delle sorti della guerra. Affidando tutta la produzione esclusivamente a personale attinto nei campi di concentramento, diceva Himmler, si sarebbe automaticamente impedito qualsiasi contatto con il mondo esterno. Non ci sarebbe stato neppure il pericolo di confidenze epistolari! I prigionieri dei campi di concentramento, inoltre, avrebbero fornito tutta la manodopera specializzata occorrente, cosicché all’industria si sarebbe dovuto chiedere soltanto il personale direttivo e tecnico. Hitler approvò la proposta. A me e Saur [Karl Saur, stretto collaboratore di Speer – n.d.r.] non rimase quindi altra scelta, dato anche che non avremmo saputo quale migliore soluzione, o quale altra soluzione, suggerire.
Il risultato più sgradevole di questa decisione fu che ci trovammo costretti a elaborare insieme con i dirigenti delle SS il regolamento del Mittelwerk, com’era stata chiamata questa operazione, visto che avremmo dovuto eseguirla a forze congiunte. I miei collaboratori si accinsero a tale compito con animo tutt’altro che tranquillo, e ben presto i loro timori si dimostrarono giustificati. Noi conservavamo, è vero, la responsabilità formale della produzione, ma nei casi dubbi e incerti dovevamo piegarci al prepotere dei dirigenti delle SS. In tal modo Himmler aveva, per così dire, messo un piede in casa nostra, e lo aveva fatto, in un certo senso, invitatovi da noi. [...]