La rabbia dei contadini e la violenza della repressione
Nel villaggio di Usol’skoe il Soviet è stato devastato. La cassaforte dei tributi è stata rotta. Il 15 marzo il villaggio è stato ripulito dei rivoltosi. Una nostra propagandista, la compagna Smirnickaja, è stata uccisa dai rivoltosi con una mazzata in testa. Dopo l’uccisione le hanno fracassato il cranio, poi le hanno conficcato un palo nella gola e l’hanno appesa ad un pilone.
Si stanno prendendo misure per catturare i congiurati. Nei villaggi di Muranki, Sigony, Gubino e Novo-Devic’ è stato accertato che all’insurrezione hanno preso parte attiva disertori fuggiti dal fronte. Sono state prese misure per arrestarli; chi oppone resistenza viene fucilato sul posto. Nel villaggio di Sigony sono stati fucilati 10 disertori, nel villaggio di Usinkoe è stato fucilato un disertore su cinque.
Dal villaggio di Gorjuski (distretto di Sengilej) ci comunicano: l’ordine viene ristabilito a fatica. Nel territorio di Bazarno-Syzgan’ c’è grande fermento. Le notizie relative ad un’azione armata non sono state verificate. Oggi sono stati portati a Syzran’ 38 cadaveri dell’armata rossa, uccisi e mutilati dai rivoltosi. Alcuni cadaveri sono sfigurati fino ad essere irriconoscibili.
E.Cinnella, La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921), Milano, RCS [su licenza della Luni Editrice, Milano-Trento], 2004, p. 608