La rabbia dei contadini e la violenza della repressione

Nel 1918-1919, una fortissima ondata di rivolte contadine esplose da un capo all’altro della Russia, contro la politica delle requisizioni forzate (il cosiddetto comunismo di guerra). La rabbia dei contadini affamati si manifestava in gesti di efferata violenza contro i rappresentanti locali del governo comunista. A questi atti, il potere rispondeva regolarmente con una repressione brutale e spietata. Il testo seguente è tratto da un rapporto spedito a Mosca il 17 marzo 1919 dal comitato rivoluzionario bolscevico di Syzram (distretto di Simbirsk, nella regione del Volga).

Nel villaggio di Usol’skoe il Soviet è stato devastato. La cassaforte dei tributi è stata rotta. Il 15 marzo il villaggio è stato ripulito dei rivoltosi. Una nostra propagandista, la compagna Smirnickaja, è stata uccisa dai rivoltosi con una mazzata in testa. Dopo l’uccisione le hanno fracassato il cranio, poi le hanno conficcato un palo nella gola e l’hanno appesa ad un pilone.

Si stanno prendendo misure per catturare i congiurati. Nei villaggi di Muranki, Sigony, Gubino e Novo-Devic’ è stato accertato che all’insurrezione hanno preso parte attiva disertori fuggiti dal fronte. Sono state prese misure per arrestarli; chi oppone resistenza viene fucilato sul posto. Nel villaggio di Sigony sono stati fucilati 10 disertori, nel villaggio di Usinkoe è stato fucilato un disertore su cinque.

Dal villaggio di Gorjuski (distretto di Sengilej) ci comunicano: l’ordine viene ristabilito a fatica. Nel territorio di Bazarno-Syzgan’ c’è grande fermento. Le notizie relative ad un’azione armata non sono state verificate. Oggi sono stati portati a Syzran’ 38 cadaveri dell’armata rossa, uccisi e mutilati dai rivoltosi. Alcuni cadaveri sono sfigurati fino ad essere irriconoscibili.

E.Cinnella, La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921), Milano, RCS [su licenza della Luni Editrice, Milano-Trento], 2004, p. 608

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