Lo scontro nelle campagne

Il comunismo di guerra
Russia, 1927-1928. Un gruppo di prigionieri destinati alle Solovki entra nel campo di transito di Kem’. Fotogramma di un film di propaganda girato dalle autorità sovietiche. L’iscrizione sopra l’entrata recita: "URSS. Direzione dei campi delle Solovki. Kemperpunkt", abbreviazione di Kemskij peresylnyj punkt (Posto di smistamento di Kem)Alla fine del 1917, la situazione economica della Russia era drammatica. L’inverno 1917-1918 fu particolarmente rigido, con frequenti tempeste di neve che si abbattevano sulle dissestate ferrovie russe e le rendevano inagibili. Le città cominciarono a soffrire tragicamente il freddo e la fame, per carenza di grano, legna e carbone.

Pietrogrado (che doveva nutrire 2 250 000 abitanti) poteva offrire al massimo 200 grammi di pane a testa al giorno per persona, e non più di 395 calorie giornaliere complessive a ciascun cittadino. A Mosca (dove i bolscevichi spostarono la capitale in febbraio, perché Pietrogrado era più difficile da difendere), ciascun abitante aveva a disposizione, al massimo, una razione di 120 grammi giornalieri di pane e non più di 396 calorie.

All’inizio del 1918, Lenin ordinò di procurare cereali e generi alimentari con ogni mezzo possibile. In tal modo, ebbe inizio il cosiddetto comunismo di guerra: una politica finalizzata ad ottenere dai contadini russi tutto il grano possibile, a costo di requisirlo, se gli agricoltori si fossero rifiutati di venderlo ai prezzi fissati dal governo, giudicandoli troppo bassi.
Le rivolte contadine

Nella primavera del 1918, le principali regioni produttrici di grano (prima fra tutte l’Ucraina) erano in mano ai tedeschi. La situazione delle città divenne insopportabile, a causa della carenza di generi alimentari. Gli abitanti dei principali centri industriali, primi fra tutti gli operai delle grandi industrie metallurgiche di Pietrogrado, abbandonavano i luoghi di lavoro e se andavano nelle campagne, alla ricerca di cibo. Il rischio, era la paralisi degli impianti, compresi quelli che producevano le armi, indispensabili per combattere la guerra civile contro i Bianchi.

Il 9 maggio 1918, Lenin annunciò che "coloro che possiedono grano e non lo consegnano alle stazioni ferroviarie e agli ammassi destinati all’uopo... saranno dichiarati nemici del popolo".

Era una vera dichiarazione di guerra contro i contadini, che vennero sprezzantemente chiamati kulaki, cioè sfruttatori. A Mosca e a Pietrogrado vennero organizzati reparti di operai bolscevichi e inviati nelle campagne a requisire tutto il grano che trovavano. I contadini, tuttavia, reagirono violentemente: nell’estate del 1918, scoppiarono almeno 200 rivolte nelle campagne delle province centrali della Russia.

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