La città di Pietroburgo nel 1920
Era tutta una rovina, come se fosse stata sconvolta da un uragano. Le case parevano vecchie cappelle fatiscenti di cimiteri trascurati e dimenticati. Le strade erano sporche e deserte. La popolazione, che prima della guerra contava quasi due milioni di abitanti, nel 1920 si era ridotta a cinquecentomila. I passanti parevano cadaveri ambulanti, la penuria di generi alimentari e di combustibile aveva ormai ragione della città, stretta nella cupa morsa della morte. Uomini, donne e bambini emaciati e infreddoliti erano stanati dalle loro case da una comune triste necessità, la caccia a un tozzo di pane o a un ciocco da ardere. Vista straziante il giorno, incubo opprimente la notte. La quiete mortale della città aveva un effetto paralizzante. E mi perseguitava questo silenzio opprimente e spaventoso, rotto soltanto a intervalli da un colpo d’arma da fuoco.
O.Figes, La tragedia di un popolo. La rivoluzione russa 1891-1924, Milano, Corbaccio, 1997, p. 724. Traduzione di R. Petrillo