Le origini del lager
La creazione dell'armata rossa
Questi specialisti militari, ritenuti "indispensabili per la difesa", non sempre erano ritenuti affidabili. Pertanto, al fianco di ognuno di loro, venne posto un commissario politico comunista, incaricato di sorvegliarne l’operato. Inoltre, a partire dalla fine di settembre, Trockij ordinò che mogli e figli degli ufficiali ex-zaristi che servivano nell’Armata Rossa fossero tenuti in regime di detenzione, come ostaggi. Quanto agli ufficiali che rifiutavano di arruolarsi, un ordine del 26 giugno 1918 prescrisse il loro internamento in campi di concentramento.
Il 17 febbraio 1919, un apposito decreto del Comitato esecutivo centrale dei Soviet della Russia conferì alla Ceka il diritto di isolare in lager tutti i soggetti sospettati di essere controrivoluzionari.
Per questa fase iniziale, non esistono dati precisi e attendibili. Pare comunque che alla fine del 1919 esistessero 21 campi registrati, che salirono a 107 nel 1920 (Fonte: A. Applebaum, Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, Milano, Mondadori, 2004, p. 37).
Le rivolte contadine degli anni 1920-1921
Nel 1920, i Rossi avevano vinto la guerra civile. Il paese, però, era in condizioni catastrofiche. A causa delle distruzioni portate dalla guerra, per mancanza di manodopera o per un esplicito rifiuto dei contadini di seminare campi il cui raccolto era interamente confiscato dallo Stato, solo due terzi dei terreni sottoposti a coltura nel 1914 erano ancora coltivati nel 1920.
Il risultato fu un fortissimo calo della quantità di cereali: nel 1920, furono raccolti appena 2/5 del grano prodotto nel 1916. Con l’arrivo della pace, i contadini speravano che il sistema delle requisizioni (il cosiddetto comunismo di guerra) fosse eliminato o attenuato. Dal governo, però, non venne alcun segnale in quella direzione, e ciò provocò ben presto una nuova ondata di rivolte contadine.
La rivolta più impegnativa si verificò (a partire dall’agosto 1920) nel distretto di Tambov, una regione sovrappopolata che (posta 400 Km a sud est di Mosca) riforniva di grano la capitale. A capo dei ribelli (che si denominavano Verdi, per il fatto che si nascondevano nelle foreste) si pose Aleksandr Antonov, che guidava un vero esercito di partigiani, sostenuti dalla popolazione.