Un fotografo ad Auschwitz

Non sappiamo con esattezza chi abbia ordinato di realizzare l’album fotografico Il trapianto degli ebrei di Ungheria, che fu costruito a partire dalla fine di maggio del 1944. Sappiamo però che altri scattarono fotografie ad Auschwitz nello stesso periodo. Il 25 novembre 1959, Alfred Konstanty Woycicki, membro delle resistenza polacca rinchiuso ad Auschwitz, rivelò che nella primavera del 1944 vennero scattate numerose foto non autorizzate, da un ufficiale nazista non identificato.

Tra i miei ricordi, quello che mi viene in mente è un fatto accaduto nella primavera del 1944. In quel periodo arrivò ad Auschwitz, annunciato via telefono da Berlino, un certo Hauptscharführer, delegato dalla RSHA [= Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich – n.d.r.], che si diceva rappresentante del SS Reichsführer (Heinrich Himmler), per realizzare, su suo ordine, una serie di fotografie di particolare importanza.

Giunse la mattina presto in macchina e cominciò da Birkenau, dove stava appunto arrivando un nuovo convoglio destinato a essere ucciso col gas. Fotografò tutto quello che succedeva, anche i cumuli di cadaveri sui quali si vedevano alcune divertite SS. Poi scattò fotografie nel campo femminile, nei blocchi dell’ospedale e nei luoghi in cui il lavoro era disumano, come se volesse cogliere i momenti più estremi per sottolineare i metodi criminali delle SS. Una volta arrivato all’Erkennungdienst, ci diede la pellicola da sviluppare e da far asciugare immediatamente. Poiché non ci sorvegliava, prendemmo facilmente conoscenza del contenuto del suo reportage fotografico. Perfino il peggior nemico delle SS non avrebbe potuto immaginare prove tanto compromettenti.

Eravamo molto sorpresi. In attesa che la pellicola si asciugasse, ne approfittava per riprendere dalla finestra altri eventi scandalosi dell’Erkennungdienst. Con noi era molto cortese, ci raccontò il suo viaggio difficile e la notte passata a Katowice, ci offriva le sigarette e parlava di una prossima liberazione, ecc. Partì verso le 15.

L’indomani, il capo della Politische Abteilung, Grabner, passò da noi (cosa impensabile) furibondo, per interrogare i capi del kommando e i prigionieri sulla visita del giorno prima. Dai discorsi, capii che il RSHA non sapeva nulla di quel fotografo.

C. Chéroux, Memoria dei campi. Fotografie dei campi di concentramentoe di sterminio nazisti (1933-1999), Roma, Contrasto, 2001, p. 11

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