La funzione ideologica del lager

Una profezia che si autorealizza
Auschwitz, 2006. L’edificio chiamato Zentral Sauna, che dall’estate 1944 accolse i nuovi internati. Qui essi erano completamente rasati, e dopo una doccia ricevevano il numero di matricola, che veniva tatuato sul braccio sinistro.Il processo di degradazione morale dei detenuti era incentivato dalle condizioni di vita del campo, ed è proprio esso che ci permette di comprendere un’ulteriore funzione del lager, o meglio la coesistenza, ad Auschwitz, di concentramento e sterminio.

Anche se i prigionieri erano obbligati a lavorare come schiavi, non si può affatto affermare che la finalità prevalente dei lager per prigionieri ebrei fosse, ad Auschwitz, di natura economica. Come la manodopera qualificata dei ghetti venne portata senza risparmio alle camere a gas dei centri di sterminio, così il lavoro produttivo dei prigionieri ad Auschwitz non ebbe mai una vera priorità. In pratica, ad Auschwitz, il lavoro era solo un sottoprodotto dello sterminio, un insieme di attività che permetteva di trarre un profitto dalla soluzione finale, ma che comunque era inseparabile da essa. In effetti, tutti gli inviti a trattar meglio i detenuti, che pure arrivarono da Berlino a partire dal 1942, furono di fatto ignorati: affamati e distrutti dalla fatica, i prigionieri furono sempre obbligati a trovare stratagemmi di ogni tipo per sopravivere, a spese degli altri deportati.

In questo modo, secondo lo storico americano George L. Mosse, possiamo affermare che i lager assunsero, almeno ad Auschwitz, una precisa funzione ideologica. Gli ebrei assumevano di fatto, nei lager, tutte le caratteristiche che l'ideologia nazista assegnava loro: diventavano ipocriti, falsi, immorali e privi di ogni solidarietà verso il prossimo.

Auto-giustificare lo sterminio

Mosse, al limite, arriva a definire il lager una sorta di laboratorio, nel quale i nazisti riuscivano a ricreare il tipo ebreo che ovviamente, in natura, non esiste, perché è un puro parto dell'ideologia antisemita. “L'ideologia - ha scritto Mosse - fu sempre la preoccupazione principale del nazionalsocialismo. La riduzione degli ebrei allo stato che abbiamo appena descritto si adattava perfettamente alla concezione dell'ebreo come vile e immorale, come l'opposto che bisognava distruggere”.

Insomma, osservando i prigionieri dei lager e il loro modo di agire - che i carcerieri, ovviamente, non attribuivano alle condizioni di vita nel campo da essi create, ma all'essenza razziale dei detenuti stessi - i nazisti potevano confermare tutti i propri pregiudizi razzisti. Anzi, mentre rafforzavano la loro idea di appartenere ad una razza superiore, riuscivano perfino a convincersi del fatto che, procedendo allo sterminio di quegli esseri malefici e ripugnanti, non stavano compiendo un crimine orrendo, bensì rendevano un servizio all'umanità, paragonabile a quello di un medico, che uccidesse dei pericolosi parassiti o dei micidiali batteri.

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