La deportazione degli ebrei italiani
Le violenze contro gli ebrei e contro i civili

La prima strage di civili compiuta dai nazisti venne operata a Boves, in provincia di Cuneo, il 19 settembre, allorché vennero uccise 25 persone e incendiate 350 case; il reparto che entrò in azione (il 3° battaglione, comandato dallo SS-Sturmbannführer Joachim Peiper) apparteneva alla divisione corazzata Leibstandarte-SS Adolf Hitler (Guardia del corpo di Adolf Hitler), un’unità d’élite composta da nazisti convinti, appena trasferita dal fronte orientale. Della stessa divisione faceva parte anche i1 1° battaglione, l’unità che, tra il 21 e il 22 settembre, si macchiò di uno dei primi eccidi di ebrei (54 persone uccise) in varie località, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore.
Il 14 novembre 1943, a Verona, nacque il Partito Fascista Repubblicano. Il Manifesto di Verona espose le linee programmatiche della nuova organizzazione che, nelle intenzioni di Mussolini, avrebbe dovuto guidare la Repubblica Sociale Italiana. Il testo si articola in 18 punti, il 7° dei quali recitava: “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”. Partendo da questo presupposto, i fascisti italiani offrirono la più completa collaborazione ai nazisti nell'opera di deportazione degli ebrei italiani.
Il campo di Fossoli
Nei giorni 16-18 ottobre 1943, ebbe luogo l'arresto e il trasferimento verso Auschwitz degli ebrei di Roma. Vennero deportate 1022 persone, delle quali solamente 17 fecero ritorno; tra i deceduti, 839 (l’89%) furono subito eliminati nelle camere a gas.
Il 21 novembre 1943, da Borgo San Dalmazzo (Cuneo) furono deportati direttamente ad Auschwitz 350 ebrei che fino all’8 settembre avevano trovato rifugio nelle regioni della Francia occupate dagli italiani. Nel febbraio 1944, i tedeschi ordinarono alle autorità fasciste della Repubblica Sociale di concentrare a Fossoli (un piccolo paese vicino alla città di Carpi, in provincia di Modena) tutti gli ebrei detenuti nelle carceri italiane. Il primo convoglio per Auschwitz (650 persone) partì il 22 febbraio; di questi deportati ne sarebbero tornati solo 23 (8 donne e 15 uomini, tra cui Primo Levi). In tutto, da Fossoli partirono per Auschwitz sei convogli ferroviari, per un totale di 2 445 persone. Nel complesso, i deportati per motivi razziali dall’Italia furono circa 7 500. Solo 826 sopravvissero e ritornarono in Italia.
Ai morti nei campi, vanno aggiunti altri 318 ebrei, fucilati dai tedeschi in Italia. L’episodio più noto avvenne il 24 marzo 1944: dopo che in un attentato partigiano, compiuto in via Rasella, a Roma, erano morti 33 soldati tedeschi, per rappresaglia i nazisti uccisero 335 detenuti italiani alle Fosse Ardeatine. Di questi, 75 erano ebrei.