Un'inedita durezza morale

Dal 20 dicembre 1963 al 20 agosto 1965, a Francoforte sul Meno, si svolse un processo finalizzato a punire i crimini compiuti, negli anni 1940-1945, ad Auschwitz. Peter Weiss rielaborò in forma drammatica i principali momenti delle udienze francofortesi e scrisse, nel 1965, L'istruttoria. Il titolo originale (Die Ermittlung) è molto più forte dell'italiano L'istruttoria, nella misura in cui l'espressione tedesca significa anche "verifica", "accertamento dei fatti". Per quanto pesantemente ancorata al dato reale, quella di Weiss resta comunque un’operazione di poeta, che vuole non solo dimostrare con l'argomentazione, ma colpire con la forza del linguaggio, dello stile e della sintassi. Di qui la duplice scelta del verso breve (spesso brevissimo e costituito da un’unica parola) e della completa assenza di segni di interpunzione. Tutto ciò non solo obbliga ad una lettura del testo lenta, meditata, non superficiale, ma soprattutto provoca una sorta di immersione del lettore nell'atmosfera allucinata e drammatica di Auschwitz, fino al punto da generare in lui un senso di soffocamento e di angoscia.


TESTIMONE 5
Mi bastò saltare dal vagone
tra la ressa della banchina
per sapere
che l'essenziale lì era
badare al proprio interesse
assecondare quelli in alto
fare una buona impressione
stare lontano da quanto poteva tirare sotto
Quando ci stesero sui tavoli
nella sala d'accettazione ci frugarono nell'ano e nella vagina
per cercare preziosi
svanirono le ultime tracce della nostra vita abituale
Famiglia casa professione proprietà
erano concetti
scancellati con la trafittura dei numeri
E già cominciavamo a vivere
secondo nuovi concetti
ci adattavamo a un mondo
che diventò normale
per quelli decisi a viverci
Legge suprema era
mantenersi sani
mostrare forza fisica
Io m' attaccavo a quelle
che erano troppo deboli
per consumare la loro razione
e m'impadronivo di questa
alla prima occasione
Mi mettevo in agguato
quando stava per morire
una con un pancaccio migliore del mio
La nostra ascesa nella nuova società
cominciava nella baracca
che adesso era la nostra casa
Dal posto nel fango gelido
arrivavamo a conquistare
i posti caldi dei pancacci in alto
Se due dovevano mangiare nella stessa scodella
ognuna fissava la gola dell'altra
attenta che non ingoiasse un cucchiaio di più
Le nostre ambizioni
avevano un unico fine
conquistare qualche vantaggio
Era normale
che tutto ci venisse rubato
Era normale
che a nostra volta rubassimo
Il suicidio le piaghe le epidemie
erano un fatto normale
Era normale
che si morisse dappertutto
e normale era
l'imminenza della propria morte
Era normale
che non si provasse più nulla
e l'indifferenza alla vista dei cadaveri
Era normale
che tra noi si trovasse chi aiutava a picchiarci
quelli che erano sopra di noi
Chi diventava serva dell'anziana del Block
non era più all'ultimo gradino
e arrivava ancora più in alto
chi riusciva
a ingraziarsi le Blockführerinnen
Poteva sopravvivere soltanto il furbo
che ogni giorno
con attenzione sempre desta
conquistava il suo palmo di terreno
Gli inetti
gli apatici
i miti
gli agitati gli inadatti
gli afflitti quelli 
che si commiseravano
erano schiacciati

P. Weiss, L'istruttoria , Torino, Einaudi, 1966, pp. 46-48. Traduzione di G. Zampa

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