Confronto tra GULag e lager nazista

Problemi di metodo
Auschwitz, 2006. Le baracche della quarantena maschile a Birkenau.La comparazione tra i crimini nazisti e quelli sovietici incontra difficoltà di vario tipo e genere. Intanto, va tenuto presente che quelle vicende drammatiche non hanno sempre avuto come protagonisti i campi di concentramento. Anzi, come nel caso della Shoah la maggior parte delle vittime non è mai entrata in un Konzentrationslager, ma è stata eliminata per fucilazione (nei territori dell’URSS occupati nel 1941-1942) o nei centri di sterminio del Governatorato Generale di Polonia, così la liquidazione dei kulaki e la terribile carestia che colpì l’Ucraina e altre regioni negli anni 1932-1933 solo marginalmente riguardano la storia del GULag.

Se vogliamo limitarci ai campi, occorre poi tener presente due tendenze di massima, che spesso alterano il confronto e i presupposti dell’analisi storica. Gli studiosi di storia sovietica tendono spesso a enfatizzare il paragone con la realtà nazista, usando formule ad effetto del tipo: Kolyma ed Auschwitz erano sostanzialmente identiche. Chi si occupa dei crimini nazisti, invece, non ama le comparazioni, insiste sull’unicità della Shoah e corre il rischio di minimizzare la durezza del sistema concentrazionario sovietico.

Primo Levi ha più volte accettato questo confronto tra la propria realtà concentrazionaria e quella comunista; va detto però che le sue riflessioni si basarono quasi esclusivamente su Una giornata di Ivan Denissovic, pubblicato da Aleksandr Solzenicyn nel novembre 1962.

Le osservazioni di Primo Levi

Levi ricorda di aver letto il libro di Solzenicyn “con in mano una matita rossa e blu, segnando in rosso le cose che erano proprio come da noi, e in blu le cose che invece erano diverse”. Il principale dato comune era, a suo giudizio, il rapporto di brutale concorrenza e contrapposizione tra i prigionieri, che i dirigenti del campo e del sistema sfruttavano a proprio vantaggio: “In primo luogo, la mancata solidarietà; là il prigioniero si chiama zek: chi è il primo nemico dello zek? l’altro zek: e questo è perfettamente corrispondente alla mia esperienza”. Invece, secondo Levi, “lo zek non è estraniato; manca la componente razziale e quella linguistica”; il mondo del GULag, insomma, in genere era più omogeneo sotto il profilo linguistico, sicché mancava quella terribile impossibilità di comunicare (di comprendere gli ordini, innanzi tutto) su cui Levi insiste così spesso.

Inoltre, mettere a fuoco la componente razziale di Auschwitz significa sottolineare che anche gli ebrei selezionati per il lavoro sulla rampa ferroviaria erano destinati alla morte, per estirpare completamente una razza ritenuta inferiore e pericolosa. La violenza sovietica (dentro e fuori dei campi) non può e non deve essere minimizzata; però, se analizziamo i presupposti ideologici, le procedure operative e le finalità ultime, dei crimini nazisti e di quelli comunisti, le differenze sono altrettanto evidenti, numerose e importanti delle somiglianze.

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