La solidarietà della gente comune

Il legale della comunità ebraica di Salonicco, avvocato Yomtov Yacoel, nel 1943 stese in fretta delle memorie, prima di essere deportato e ucciso. Per quanto riguarda le reazioni della popolazione greca cristiana, la sua impressione fu duplice: a fronte di una sostanziale (e interessata) indifferenza dei ceti alti e delle autorità civili e religiose, preoccupate di non dispiacere ai tedeschi e timorose che la città fosse consegnata ai bulgari, la gente semplice si comportò in modo compassionevole e solidale. L’episodio seguente si riferisce al 25 febbraio 1943, giorno in cui venne imposto agli ebrei di contrassegnare i loro vestiti con una stella gialla.

La domestica di chi scrive, una giovane ragazza ebrea, il cui aspetto e il cui linguaggio non poteva in alcun modo tradirne la religione, uscì sul balcone che dava sulla strada per fare un lavoro, senza aver indossato la stella che distingueva gli ebrei. Mentre si trovava là, osservò una scena che aveva come protagonista una donna ebrea che indossava la stella e si trovava a incrociare una donna cristiana che veniva in senso contrario.

Quest’ultima, che vedeva probabilmente la stella per la prima volta, le rivolse una parola di conforto. Avendo intravisto la domestica di chi scrive sul balcone che accennava un sorriso e supponendo che fosse cristiana, alzò la testa e la rimproverò per quel suo comportamento, dicendole: “Perché ridi, bambina? Dovresti provare compassione per la loro sventura. Sono persone esattamente come noi. Chi ti dice che domani non toccherà a te?”.

M. Mazower, Salonicco, città di fantasmi. Cristiani, musulmani ed ebrei tra il 1430 e il 1950, Milano, Garzanti, 2007, p. 499. Traduzione di R. Merlini

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