La deportazione degli ebrei di Salonicco

Una colonia sefardita
Auschwitz-II-Birkenau 1944. L’arrivo degli ebrei ungheresi. Dall’album Il trapianto degli ebrei di Ungheria, realizzato dai nazisti ad Auschwitz nell’estate 1944.Nel 1940, Salonicco contava 56 000 ebrei; la maggior parte di loro erano sefarditi, cioè discendenti dagli ebrei spagnoli, espulsi dai regni di Castiglia e di Aragona nel 1492. Gli ebrei di Salonicco, pertanto, parlavano una lingua molto simile al castigliano, denominata ladino, e in tale lingua pubblicavano persino un giornale (El Mesajero), che fu subito chiuso dai tedeschi, al loro ingresso in città, il 9 aprile 1941. Nei mesi successivi, tutta la popolazione di Salonicco fu in preda alla fame, in quanto moltissime persone di nazionalità greca si rifugiarono nel grande centro urbano dalle regioni della Tracia e della Macedonia occupate dai bulgari. Complessivamente, morirono circa 5000 persone, a causa della carenza di cibo. Molti greci avevano parenti nelle campagne e riuscirono a trovare sostegno; per gli ebrei, del tutto privi di legami col circondario agricolo, la situazione fu particolarmente difficile.

La persecuzione vera e propria iniziò l’8 luglio 1942, allorché il comandante locale della Wehrmacht ordinò a tutti i maschi tra i 18 e i 45 anni di registrarsi, in vista del loro utilizzo nella costruzione di strade e piste di atterraggio. La registrazione avvenne l’11 luglio: le 9000 persone radunate, però, furono oggetto di vessazioni e insulti di vario genere. Verso la fine dell’anno, l’antico cimitero ebraico della città venne distrutto; occupava 35 ettari di terreno (quello di Praga, per fare un raffronto universalmente noto, ne occupa 1 soltanto) e ospitava centinaia di migliaia di tombe, alcune delle quali risalivano al XV secolo. In questo episodio, vi furono pesanti responsabilità anche da parte dell’amministrazione municipale greca, che non solo autorizzò l’uso di molte lapidi per pavimentare alcune strade e una piscina, ma sollecitò l’azione dei tedeschi e ne approfittò per costruire su quel terreno la nuova università di Salonicco.
La deportazione sistematica

Il 6 febbraio 1943, arrivarono dal Reich due stretti collaboratori di Eichmann, Dieter Wisliceny e Alois Brunner. L’intera comunità ebraica di Salonicco fu concentrata in tre ghetti, mentre un quartiere nei pressi della stazione ferroviaria, costruito alla fine del XIX secolo con fondi del barone d’Hirsch, fu recintato e trasformato in campo di transito. Il primo convoglio diretto ad Auschwitz lasciò Salonicco il 15 marzo 1943; arrivò a Birkenau il giorno 20. Delle 2800 persone che avevano compiuto il viaggio, 2191 furono uccisi subito nelle camere a gas, mentre 417 uomini e 192 donne furono avviate al lavoro.

Il secondo convoglio partì due giorno dopo, l’ultimo in agosto; in totale, furono deportati da Salonicco ad Auschwitz, con 19 convogli, 48 286 persone; il 77% (37 286 individui) fu subito eliminato con il gas. Di coloro che furono assegnati al lavoro nei lager di Auschwitz, se ne salvò circa un migliaio.

Rispetto ad Atene, colpisce il pesante silenzio del metropolita ortodosso Gennadios, della camera di commercio e delle altre associazioni professionali; timorosi di essere consegnati (come il resto della Macedonia) alla Bulgaria, i più alti esponenti della maggioranza greca evitarono di entrare in conflitto con i tedeschi sulla questione della deportazione. Anzi, l’amministrazione comunale (come dimostra il caso del cimitero) cercò addirittura di trarne vantaggio.

Approfondimenti

Azioni sul documento